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Vaiolo scimmie, primato di casi in Lombardia, Come riconoscerlo e come difendersi

Degli 851 casi registrati in Itali, 381 sono lobnardi

Roma, 4 ottobre 2022 -  Cresce in Italia il numero dei casi di vaiolo delle scimmie o monkeypox. Secondo l'ultimo bollettino del ministero della Salute, i casi confermati sono arrivati a 851, con un incremento di 1 rispetto all'ultima rilevazione. Con 840 contagi, gli uomini sono ancora i più colpiti, mentre il numero delle donne affette da Monkeypox è pari a 11. I casi collegati a viaggi all'estero sono 236. Con 348 contagi, la Lombardia è la regione maggiormente colpita. Seguono il Lazio, con 150 casi, e l'Emilia Romagna, con 85. Non si registrano casi di vaiolo delle scimmie, invece, in Basilicata, Calabria, Molise, Umbria e Valle d'Aosta.  

 

Cos'è il vaiolo delle scimmie?

"Il monkeypox - spiega la dottoressa Simona Di Giambenedetto, ricercatore Malattie infettive, Università Cattolica del Sacro Cuore, UOC di Malattie infettive, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - è un virus a Dna, della famiglia delle Poxviridae, molto simile a quello del vaiolo classico che però, come accade per tante malattie virali (vedi Covid e HIV), ha fatto il cosiddetto alto di specie, passando nella scimmia. E non è neppure la prima volta. In passato, infatti, questo era un virus dei bovini, che si trasmetteva all`uomo attraverso il contatto con l`animale infetto". Fino agli anni `70 la vaccinazione contro il vaiolo era obbligatoria e questo ha aiutato a debellare questa malattia. 

 

Il primo caso

 Il primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia è stato segnalato il 20 maggio scorso e da allora il numero dei contagi è andato crescendo stabilmente, tenuto sotto stretto controllo dal sistema di sorveglianza istituito dal Ministero della Salute. Oggi siamo a quota 851 casi a livello nazionale (in Europa i casi sono circa 20 mila) e la maggior incidenza si registra in Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Veneto. L`età mediana dei contagiati è di 37 anni e al momento quasi tutti sono di sesso maschile. 

I vaccini

"Anche i vaccini contro il monkeypox che vengono offerti oggi alle categorie a rischio - prosegue Di Giambenedetto - sono di fatto dei vaccini contro il vaiolo (anche se sono allo studio vaccini specifici contro il monkeypox), che danno una copertura dell`85-90% contro questa malattia; chi è stato già vaccinato contro il vaiolo in passato ha bisogno di una sola dose. E comunque, chi da ragazzo ha ricevuto la vaccinazione, anche in caso di infezione da monkeypox, presenta dei quadri blandi che vanno a guarigione nell`arco di pochi giorni, senza bisogno di terapia".  La vaccinazione anti-vaiolosa viene offerta gratuitamente, se si rientra nelle categorie a rischio, rivolgendosi ai servizi di malattie infettive.

Come riconoscere i sintomi?

 Febbricola, faringodinia e ingrossamento dei linfonodi del collo  possono precedere la comparsa delle lesioni tipiche, che hanno l`aspetto delle vescicole della varicella (che poi nel corso dei giorni si trasformano in crosticine), che possono comparire su tutto il corpo, anche a livello dell`apparato genitale.

Cosa fare?

"Il consiglio è di recarsi in una struttura sanitaria per fare degli esami specifici, rappresentati dal tampone delle vescicole e dal tampone faringeo per ricercare il virus con un test specifico (Pcr); è un esame rapido e la risposta arriva in giornata. Ma intanto è importante isolare il paziente presso il proprio domicilio, consigliandogli di non avere contatti con altre persone, perché il contagio è possibile anche per contatto; è consigliabile rimanere isolati almeno fino alla caduta delle crosticine (che avviene 10-14 giorni dall`inizio dei sintomi), mentre per i rapporti sessuali è necessario attendere almeno altre dodici settimane, dopo la caduta delle croste. Al momento la categoria a maggior rischio è rappresentata dai soggetti omosessuali con rapporti promiscui".     

 Le cure

 "Per il trattamento, nel caso di soggetti con lesioni importanti e con scarsa risposta immunitaria - spiega il dottor Damiano Farinacci, dirigente medico dell`Uoc di Malattie infettive, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS - si ricorre al vecchio cidofovir (un farmaco che utilizzavamo per le infezioni virali correlate all`Aids) e a farmaci di nuova generazione, come il tecovirimat, somministrato in compresse per 14 giorni e molto efficace sulla malattia". È da sottolineare l`importanza dell`approccio ai centri di malattie infettive perché se le lesioni sono molto gravi, è fondamentale iniziare tempestivamente la terapia per evitare di andare incontro a lesioni cicatriziali invalidanti nel lungo termine, che rappresentano la maggior problematica in questo momento.

Pochi casi mortali

Nel mondo sono stati segnalati pochi casi ad esito fatale e questo soprattutto in Africa. "I casi mortali - spiega la dottoressa Di Giambenedetto - sono in genere quelli che si complicano con un`encefalite, complicanza che si verifica di solito nei pazienti dal sistema immunitario seriamente compromesso, come quelli con Hiv/Aids o con malattie ematologiche. Laddove sussistano altre comorbilità insomma, il vaiolo può diventare una malattia mortale".