ANDREA MORLEO
Cronaca

Valanghe e i pericoli in quota, parla l’istruttore: “Ho perso mia moglie e da allora lavoro per prevenire”

Enrico Volpe con l’amico Fabio Lenti da anni si spendono con Cai e Soccorso alpino per aumentare la consapevolezza tra i frequentatori della montagna e dall'altro per migliorare le tecniche di intervento. “Il rischio zero non esiste, serve conoscenza e competenza”

Enrico Volpe e Fabio Lenti, istruttori Cai ed esperti di valanghe

Enrico Volpe e Fabio Lenti, istruttori Cai ed esperti di valanghe

Milano, 21 marzo 2025 – Rigopiano è lì con le sue 29 vittime, archetipo della capacità distruttiva di una valanga sommata a una serie di aggravanti imputabili all’uomo. Le valanghe però uccidono da sempre, in una lunga e ininterrotta scia di piccole Rigopiano. Si staccano per cause naturali o vengono innescate. E travolgono tutto e tutti, dal guru dello scialpinismo al principiante. 

Lo sanno bene Enrico Volpe e Fabio Lenti che attorno alla montagna ci hanno costruito le loro vite, passione e lavoro. Enrico è istruttore di scialpinismo ed è stato direttore della scuola Falc del Cai di Milano. Fabio è guida alpina dal 1983, istruttore nazionale di soccorso alpino e a sua volta elisoccorritore.

Due massimi esperti, due amici consapevoli della bellezza ma anche dei rischi in alta quota. Ecco perché da anni si spendono sul fronte prevenzione e sicurezza: da un lato aumentato la consapevolezza tra i frequentatori della montagna e dall'altro migliorando le tecniche di soccorso.

Gli esperti di Arpa Lombardia mentre sondano la neve in quota
Gli esperti di Arpa Lombardia mentre sondano la neve in quota

Volpe, lei ha perso sua moglie morta sotto una valanga che vi ha travolto in Val d’Aosta: ci racconta quel giorno?  

"Stavamo salendo un pendio molto ampio e c’era già una traccia di un gruppo che ci aveva preceduto una mezz’ora prima: non era bellissima ma abbiamo deciso di proseguire. A un certo punto c’è stato un primo distacco e poi altri due valanghe minori, che hanno travolto cinque scialpinisti che ci precedevano. Io e mia moglie in quel momento ci trovavamo esattamente al centro del versante. Ricordo ancora che lei mi chiede “cosa facciamo” e io rispondo “andiamo ad aiutarli” ma lei, che stava guardando, in alto aggiunge: “non hai capito, guarda su...”. Poi si è scatenato l’inferno. Ricordo solo di averle gridato di togliere gli sci, cosa che nessuno dei due è riuscito a fare”.

E poi?

"Io ho avuto la fortuna di fermarmi in piedi, cosa che non succede quasi mai. Avevo anche le braccia davanti alla faccia e così è stato abbastanza facile scavare la neve e uscire. Ci ho messo meno di dieci minuti. Una volta fuori ho cominciato a cercare mia moglie con l’Artva: ho individuato il punto dove era sepolta ma poi è arrivato un altro gruppo di 15 persone che erano lì a guardare inebetiti. A quel punto ho perso il segnale di mia moglie perché “sporcato” dal loro”.

Soccorso alpino
Soccorso alpino

Era un itinerario difficile quello dove è avvenuta la tragedia?

“Assolutamente no, era un’uscita estremamente facile di quelle che si scelgono per gli allievi della scuola di scialpinismo. Questo per dire che le valanghe possono straccarsi ovunque non guardano in faccia nessuno, esperti e non. In montagna il rischio “zero" non esiste ma è evidente che prevenzione e consapevolezza fanno la differenza”.

Lenti, perché si staccano le valanghe?

"La valanga si genera per il cambiamento di alcune condizioni all'interno del manto nevoso. In questo periodo, ad esempio, in quota ci sono circa 50 centimetri di neve pesante frutto delle ultime nevicate mentre sotto c’è ghiaccio: i due strati sono poco compatti e i distacchi sono più frequenti. L’esposizione del crinale e l’inclinazione stessa del pendio chiaramente sono altre variabile che aumentano o diminuiscono il fattore di rischio. Ovviamente l’uomo può essere un fattore di innesco: la presenza di sciatori, ad esempio, può dar vita a tensioni all'interno della massa nevosa, provocando rotture nel manto e, nella peggiore delle ipotesi, una valanga”.

Le valanghe sono tutte uguali?

"No, dipende dal tipo di consistenza e stratificazione della neve. Fondamentalmente ci sono due tipi di valanghe: quelle a lastroni e quelle polverose. Le prime sono costituite da distacchi di neve ghiacciata: sono più pericolose nel momento dell’impatto perché se il lastrone ti colpisce con violenza in un punto vitale come la testa e quindi ti può uccidere sul colpo. Le sono più pericolose perché una volta sommerso, la neve farinosa ti entra in bocca più facilmente provocando asfissia”.

La "curva della sopravvivenza" a seguito di travolgimento da valanga
La "curva della sopravvivenza" a seguito di travolgimento da valanga

Esiste quella che gli esperti chiamano “curva di sopravvivenza”, ce ne parla?

"Le statistiche internazionali dicono che la probabilità di sopravvivenza nel caso di seppellimento totale e in assenza di traumi importanti, è pari al 92% entro i 15’ dal seppellimento diminuisce del 62% dai 15 ai 35 minuti (ovvero solo il 30% di possibilità di ritrovamento in vita), riducendosi ulteriormente col passare del tempo In particolare nel periodo di tempo compreso fra i 15 e i 45 minuti la percentuale di sopravvivenza si abbassa drasticamente, fino a raggiungere il 25%”.

Questo significa che la rapidità di intervento dei soccorritori è decisiva?

"Certo, più il tempo passa ed il sepolto rimane immerso nella neve e più il corpo tende a raffreddarsi. Al di sotto dei 35 °C di temperatura corporea subentrano grosse difficoltà cardio-circolatorie che compromettono cuore e cervello. Dopo circa 90 minuti dall’incidente si verificano, probabilmente, i primi decessi per ipotermia".

Ecco perché da anni puntate sulla sulla prevenzione con le esercitazioni?

"L’autosoccorso è fondamentale: chi sa come comportarsi dopo essere stato travolto da una valanga, ha maggiori probabilità di sopravvivenza. Anche noi soccorritori negli anni abbiamo affinato le tecniche. Un esempio: quando cerchiamo con la sonda, lo facciamo da inginocchiati perché altrimenti si aumenta la pressione sul sepolto sotto di noi”.

Altri consigli pratici per chi si avventura con gli sci fuori pista e in alta quota?

“I soliti di sempre, a cominciare dall’utilizzo di un’attrezzatura adeguata: fondamentali Artva, pala da neve e sonda. L’itinerario deve essere preparato e l’ambiente in cui ci si muove conosciuto: esposizione e pendenza del pendio e tutte le informazioni utili come il bollettino valanghe previsto per la zona”.