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Variante inglese Covid: ecco cosa sappiamo

Dalla velocità di trasmissione alla pericolosità passando per l'impatto sui vaccini anti-Covid

Coronavirus

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Milano, 22 dicembre 2020 - A pochi giorni dal V-Day è scattato l'allarme per la variante Covid "inglese". Un allarme globale che ha portato allo stop ai voli da e per la Gran Bretagna, deciso nella giornata di domenica. Una misura che ha interessato gli scali lombardi di Malpensa e Orio al Serio. Cosa sappiamo a oggi della nuova variante? In primo luogo di tratta di un ceppo isolato il 20 settembre progressivamente emerso come variante di gran lunga più diffusa nel Regno Unito. Il 14 dicembre il segretario alla Salute britannico, Matt Hancock, ha annunciato l'identificazione di una variante del nuovo coronavirus, molto più contagiosa. Hancock ha collegato il nuovo ceppo al forte incremento dei contagi registrato nei giorni precedenti nel Sud-Est dell'Inghilterra. Sei giorni dopo, Hancock ha parlato di una situazione "ormai fuori controllo" e ha invitato la popolazione allo stretto rispetto delle norme di sicurezza. Patrick Vallance, consigliere scientifico capo del governo britannico, ritiene che la diffusione della variante sia partita dal Kent, dove è stata rilevata per la prima volta il 20 settembre, o da Londra, dove è stata rilevata il 21 settembre. A metà novembre, già il 28% dei nuovi casi di Covid-19 nella capitale erano attribuibili al nuovo ceppo. 

Non ci sono al momento elementi che indichino un maggior tasso di mortalità legato alla nuova variante del coronavirus. Il ceppo presenta numerose mutazioni, alcune delle quali interessano la proteina S di superficie, che consente al virus di penetrare nella cellula. Secondo le prime analisi la mutazione permette una diffusione del 70% più rapida rispetto alle precedenti versioni del virus. Secondo Vallance, l'elevata contagiosità sta rendendo questa variante "il ceppo dominante" in aree come Londra, dove sarebbe responsabile del 60% dei contagi registrati a dicembre.

La nuova variante del Covid-19 apparsa nel Regno Unito "non preoccupa troppo", per ora, i ricercatori e la comunità scientifica in Europa rispetto all'evenutalità che le mutazioni del virus possano rendere inefficaci i vaccini, ormai in gran parte già pronti per le campagne di vaccinazione negli Stati membri.  A spiegarlo è stato ieri Marco Cavaleri, che dirige la "Biological Health Threats and Vaccines Strategy" e presiede la "Covid-19 Pandemic Task Force" dell'Ema (Aganzia europea per i medicinali) di Amsterdam, durante una videoconferenza stampa dell'Agenzia in occasione della sua decisione di raccomandare l'immissione sul mercato europeo del primo vaccino anti Covid-19, quello di Pfizer-BioNTech.  "Non abbiamo ancora evidenze rispetto al nuovo ceppo (del virus, ndr), per poter dire se sia suscettibile agli anticorpi generati dal vaccino - ha detto Cavaleri -. Comunque abbiamo una conoscenza abbastanza ampia sul fatto che questi vaccini sono capaci di generare anticorpi neutralizzanti, che possono neutralizzare diverse varianti del virus determinate da mutazioni nel dominio di legame per il recettore, ovvero l'area chiave per l'aggancio alle cellule del corpo umano. Perciò pensiamo, anche se non abbiamo ancora una piena conferma, che sia molto probabile che il vaccino manterrà la protezione anche contro questa nuova variante". 

Oggi Walter Ricciardi consulente del ministro della Salute per l'emergenza coronavirus, si è detto convinto che "la chiave" del vaccino anti-Covid "funziona ancora", anche se circola la variante inglese di Sars-CoV-2. "Le mutazioni nei virus avvengono costantemente - ha spiegato - però di fatto raramente alterano completamente" la "serratura" su cui agisce la 'chiave' vaccino. "In questo momento, dai dati che ci hanno dato i colleghi inglesi, questa 'serratura' non è alterata. Quindi questa chiave vaccinale è ancora in grado di aprire e di proteggerci - ha precisato Ricciardi - Naturalmente dobbiamo continuare a monitorare, ma il monito e l'incoraggiamento è accelerare la vaccinazione, per proteggere più persone e nel modo più rapido possibile".

Per Massimo Galli, infettivologo e primario dell'ospedale Sacco di Milano e docente all'università Statale del capoluogo lombardo a la nuova variante, "forse è in grado di essere più aggressiva delle altre varianti circolanti- Si parla di prime osservazioni di questa variante, le prime sequenze datate risalgono al 20 e al 21 settembre. D'accordo, stiamo attenti ma temo sia verosimile che Oltremanica ne sia passata un bel po'. Si muore di più? Solo se ci ostiniamo a non stare attenti a questo virus, a prescindere dalla variante".