ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Via Morgantini, monta la rabbia: "Troppe risse, serve una cura choc"

Non si vedono grattacieli né monumenti

Via Morgantini a Milano

Milano, 30 luglio 2019 - Non si vedono grattacieli né monumenti. Dall'alto di via Morgantini di notte si può assistere solo allo «spettacolo desolante delle risse». La residente Jenny Ferro è testimone oculare dell'«ennesimo episodio» accaduto sabato sera, attorno alle 22.30. All'angolo con via Civitali, un marocchino di 26 anni, al culmine di una lite, ha conficcato un coltello da 32 centimetri nel costato di un connazionale di 32 anni. Quest'ultimo è finito ricoverato in gravi condizioni al Niguarda mentre l'accoltellatore è stato arrestato per tentato omicidio. Entrambi irregolari e senza fissa dimora: «Sono personaggi della zona. Ad essere coinvolti nella rissa sono stati diversi giovani stranieri, fra 20 e 30 anni. Con loro delle ragazze. Il motivo non è chiaro. Ma le liti violente sono all'ordine del giorno» spiega Jenny.

Che la zona non sia tranquilla di sera lo sa pure Assunta Gianmarino, titolare del bar tabacchi «I Gemelli», all'angolo fra via Morgantini e via Civitale: «Non ho visto niente perché noi chiudiamo alle 20. Dopo iniziano i giri loschi e lo spaccio». In via Morgantini ha il bar dal 1985. Allora fu una scelta azzeccata aprire qui: «Era una delle vie dello shopping milanese, c'era molto passaggio. Poi il degrado che dura ininterrotto da 15 anni». La situazione sarebbe peggiorata con la proliferazione di negozietti etnici che vendono alcolici al ribasso. Tra i residenti cogliamo malumori rivolti contro il «Dan Yan», hamburgeria cinese, di fronte a cui sarebbe scattata la rissa, e il minimarket etnico di fronte, il «Tasnim».

«I miei clienti mi dicono che non ce la fanno più, qui di notte non si dorme, fra urla, schiamazzi, lanci di bottiglie» rimarca la barista. Perché lei è rimasta «Mio fratello voleva andarsene ma io gli ho risposto: “Perché dobbiamo essere noi ad andarcene ” Serve però un intervento shock per il risanamento». Marco Fontenesi invece ha preferito gettare la spugna. 55 anni, abitava in zona fino a 20 anni fa: «Sono nato in questo quartiere e ci sono affezionato. Ha cambiato volto quando è iniziata l'immigrazione selvaggia intorno al 1995». Non c'è solo il problema delle occupazioni abusive. «Ma di integrazione culturale. Con chi non condivide le nostre usanze né porta rispetto» afferma con piglio fallaciano. «Chi ha potuto se ne è andato». Lui vive in campagna, in un deliberato isolamento: «Mi hanno portato sull'orlo dell'esasperazione». Annamaria Lazzari © RIPRODUZIONE RISERVATA