
Robinho ai tempi del Milan
Milano, 3 novembre 2022 - Sulla base dell'articolo quinto della Costituzione, il Brasile nega l'estradizione dell'ex attaccante del Milan Robinho, condannato in Italia in via definitiva a nove anni di carcere, per violenza sessuale di gruppo. Tuttavia, grazie alla cooperazione giuridica, l'Italia può chiedere il trasferimento dell'esecuzione della pena in Brasile. L'articolo quinto della Costituzione prevede che nessun cittadino brasiliano sia estradato, salvo eccezioni che qui non ricorrono. La richiesta di estradizione era stata presentata a inizio ottobre.
La pena era scattata per aver praticato, nel 2013, violenza sessuale di gruppo su una ragazza di 23 anni dopo averla resa incosciente. A febbraio la Procura aveva inoltrato al Ministero la richiesta di estradizione e il mandato d'arresto internazionale per l'ex attaccante e per il suo amico Ricardo Falco, entrambi in Brasile. Secondo la sentenza, l'ex calciatore aveva fatto bere la ragazza fino al punto da renderla incosciente e il gruppo l'avrebbe violentata a turno, senza che lei potesse opporsi, in un guardaroba di un locale notturno milanese, dove la ragazza si era recata per festeggiare il compleanno. Nelle motivazioni della sentenza, la Corte ha scritto che l'ex calciatore e i suoi "complici" hanno manifestato "particolare disprezo nei confronti della vittima che è stata brutalmente umiliata".
L'estradizione non è stata concessa perchè l'articolo 5 della Costituzione Federale prevede che nessun brasiliano può essere estradato, salvo persona naturalizzata, in caso di reato comune commesso prima della naturalizzazione, o di comprovato coinvolgimento nel traffico illecito di sostanze stupefacenti. Il governo brasiliano, però, può chiedere l'applicazione della pena nelle carceri brasiliane.