Ma c'è da esultare twittando che “è la volta buona” perché la disoccupazione è scesa di appena uno 0,1%, cioè quasi niente? Quando poi la stessa battuta è stata detta e ridetta di fronte ad una ripresina inferiore all’1%, per meriti non nostri? Due conti: se esultiamo per una disoccupazione dell’11,9% (superiore alla media europea) e di una crescita del Pil che nel 2016 sarà dell’1,2%, significa che ci vorranno otto anni per ritornare alla disoccupazione pre-crisi del 2006, quando era del 6,8%. Esultiamo anche per l’alto tasso di disoccupazione giovanile (il 40,7%, quasi il doppio della media europea)? Una persona di buon senso dovrebbe chiedersi: come mai ci ritroviamo con simili tassi di disoccupazione quando la Germania, il nostro punto di riferimento, registra tassi del 4,5% e del 7% fra i giovani? E poi agire di conseguenza. Gli sforzi sono stati invece concentrati in una riforma costituzionale che porterà ad avere un solo uomo al comando, in una legge elettorale che dovrà essere cambiata per accontentare gli alleati, in un Jobs Act apprezzato all’estero, in promesse di riduzioni di tasse da una parte compensate però da aumenti nell’altra, in tagli alla spesa pubblica fatti alla carlona e senza intaccare comunque i privilegi delle varie caste. Prendiamo ad esempio i vitalizi dei parlamentari: possibile che non ce ne sia uno che rinunci? Nessuno. In realtà nella storia della Repubblica italiana uno c’è stato: nei primi anni Cinquanta un deputato missino, Enrico Endrich, penalista sardo, ha compiuto questo gesto coraggioso anti-casta dimettendosi. La strategia del governo è di far crescere il paese con le esportazioni e attirando capitali esteri. Nel primo caso bisogna vedere come evolverà la tegola Volkswagen (quali conseguenze per l’indotto italiano?), nel secondo assistiamo a una colonizzazione del nostro sistema industriale ma non all’insediamento di nuove aziende. Un tema che non sembra suscitare interesse. Così, nel silenzio quasi generale, abbiamo “perso” anche Telecom Italia e il suo asset strategico che è la rete: c’è ora, tramite Vivendi, un azionista di riferimento nel francese Bolloré. Quindi se il governo varerà un piano per la banda larga, dovrà trattare con lui. Esultiamo?
CronacaIL COMMENTO Cresciamo a stento ma è "la volta buona”