È destinata a concentrarsi nella pianura lombarda occidentale la diffusione del West Nile Virus nelle prossime due settimane. Qui, infatti, secondo la mappa di previsione di circolazione della febbre del Nilo, usata nell’ambito del sistema di sorveglianza, si manterranno le condizioni ambientali ideali alla diffusione della zoonosi, che vede negli uccelli gli “incubatoi” e nelle zanzare comuni il veicolo di trasmissione agli uomini.
Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Istituto superiore di sanità, rielaborato nel report dell’assessorato al Welfare di Regione Lombardia, da giugno in regione si sono rilevati 56 casi (475 in Italia). La ripartizione per Ats vede: 6 casi tra donatori di sangue, 3 con febbre, 3 in forma neuroinvasiva, in Ats Milano; 2 in forma neuroivasiva in Ats Insubria; 1 tra donatori in Ats della Montagna; 1 tra donatori in Ats Brianza; 1 tra donatori e 1 caso in forma neuroinvasiva in Ats Bergamo; 5 tra donatori, 2 con febbre, 5 in forma neuroinvasiva, 1 caso sintomatico in Ats Brescia; 8 tra donatori, 5 con febbre, 6 forme neuroinvasive, 1 caso sintomatico in Ats Valpadana; 1 caso tra donatori e 4 in forma neuroinvasiva in Ats Pavia. Quattro, per ora, i decessi lombardi (a Cremona, Brescia, Mantova e Lodi) sui 25 registrati in tutta Italia, tutti tra persone colpite dalla forma neuroinvasiva della malattia. Per quanto riguarda le fasce d’età delle persone più colpite, ben 13 casi sono concentrati tra i 50 ed i 59 anni, 30 tra over 60.
Se, finora, la maggior parte delle infezioni si è concentrata nella pianura orientale, le previsioni al 29 settembre dicono che saranno i Comuni della pianura lombarda occidentale ad avere il 100% di probabilità di diffusione del virus. Una novità rispetto agli esiti del monitoraggio che, da giugno, evidenzia una diffusione quasi omogenea tra Veneto, Lombardia, Piemonte e Nord dell’Emilia Romagna. Nelle prossime due settimane, invece, le previsioni legate alla temperatura della superficie terrestre, la presenza di vegetazione e l’umidità di superficie del suolo evidenziano uno spostamento da Est verso Ovest del West Nile Virus. Una buona notizia, dunque, per i territori fino ad ora più colpiti, mentre il sistema di sorveglianza dovrà intensificarsi ulteriormente nelle zone più a rischio. Uno studio dell’Istituto di microbiologia della Supsi, l’Università della Svizzera italiana, per conto del Dipartimento di sanità del Canton Ticino, ha del resto già evidenziato la presenza della virus della Febbre del Nilo dalla zona a ridosso del confine svizzero fino a Bellinzona. È la prima volta che accade.
La capacità di isolare il virus, attraverso il controllo sulle donazioni e gli interventi extra di eliminazione delle zanzare avviati dai Comuni su sollecitazione di Regione tramite le Ats, a oggi ha permesso di contenere il West Nile Virus, che quest’anno ha visto numeri in incremento. Il motivo è legato anche ai cambiamenti climatici. Come spiegato da Francesco Castelli, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’Università di Brescia, "il virus non è nuovo, ma quest’anno si vede in effetti un incremento di casi. La presenza di acqua dolce rappresenta l’ambiente ideale per le zanzara: quest’anno, la siccità ha fatto sì che si creassero pozze di acqua stagnante, che si sono riscaldate, facilitando la riproduzione delle zanzare". .