DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Addio alla memoria: così svanisce una famiglia

Un monologo shakespeariano. Bello, bellissimo. Ma solo quello sembra essere rimasto fra i ricordi di questa anziana donna. Un...

Un monologo shakespeariano. Bello, bellissimo. Ma solo quello sembra essere rimasto fra i ricordi di questa anziana donna. Un...

Un monologo shakespeariano. Bello, bellissimo. Ma solo quello sembra essere rimasto fra i ricordi di questa anziana donna. Un...

Un monologo shakespeariano. Bello, bellissimo. Ma solo quello sembra essere rimasto fra i ricordi di questa anziana donna. Un tempo attrice. E che oggi vede ogni singola traccia della propria vita scivolarle fra le dita. Cancellata piano piano dalla malattia. Parabola struggente. Su cui Fabiana Iacozzilli ha costruito “Il grande vuoto“, terzo capitolo della sua Trilogia del Vento, da stasera a domenica ospite del Piccolo Teatro Studio. Un lavoro accolto con grande calore. Dal pubblico e dalla critica: ha avuto ben quattro candidature agli ultimi premi Ubu. A conferma anche della crescita artistica della regista (e autrice) romana. Qui a portare in scena una vicenda intima. Familiare. Dove il dolore si trasforma in bellezza. O almeno ci prova. Un lungo addio. Fra la donna e i suoi figli. Attraverso un allestimento visionario e multimediale, dove la grammatica teatrale s’intreccia alle riprese video in diretta.

"“Il grande vuoto“ indaga l’ultimo pezzo di strada che una famiglia percorre prima di svanire nel vuoto – spiega Iacozzilli – e questo dissolversi è amplificato dal progressivo annientamento delle funzioni cerebrali della madre, a causa di una malattia neurodegenerativa. Allo svuotarsi del cervello della madre, fa eco lo svuotarsi di esseri umani dalla casa, mentre questa si popola di oggetti, di ricordi che aumentano, pesano e riempiono tutte le stanze. Il lavoro trova risonanze e spunti in “Una donna“ di Annie Ernaux, e nel romanzo “Fratelli“ di Carmelo Samonà, ed è il tentativo di raccontare una grande storia d’amore: quella tra una madre, i suoi figli e un padre che muore".

Bella occasione di confrontarsi con un teatro di chiaro spessore teorico. Dove l’attenzione per la drammaturgia scenica (scritta dalla regista con Linda Dalisi), si unisce al ruolo centrale dei performer: Ermanno De Biagi, Francesca Farcomeni, Piero Lanzellotti e Giusi Merli. Qui indagando il nostro fragile esistere nei ricordi. Nelle tracce casuali. Nell’assenza e nello sguardo di chi ci osserva. Stupendosi sempre un poco della nostra unicità. Diego Vincenti