
Nicolas Godin e Jean-Benoît Dunckel, gli Air
Milano, 25 febbraio 2024 – Nicolas e Jean-Benoît, venticinque anni dopo. Anzi, venticinque più uno. È infatti il primo quarto di secolo dell’album “Moon safari” a riportare stasera gli Air a Milano, sul palco del Fabrique. "Un profondo incantesimo universale, pieno di amore e mistero" lo definisce Jean-Benoît Dunckel col pensiero al successo di “Kelly watch the stars!” (omaggio a Kelly Garrett delle Charlie’s Angels), “All I need”, “Sexy boy” e gli altri singoli da cui è arrivata la consacrazione nel ’98, mentre il sodale Nicolas Godin preferisce puntare il dito sulla svolta impressa alla musica d’oltralpe da quell’album.
"Prima dell’avvento dei Daft Punk e degli Air il pop francese era sinonimo di Sacha Distel, cosa che odiavo" racconta. "L’elettronica ci ha permesso di fare musica interessante senza essere dei rocker. E questo liberandoci pure dall’ossessione ‘strofa-ritornello’ che hanno tante formazioni anglo-americane. Per via dei nostri forti accenti, poi, cantare in inglese ci ha fatto sembrare ancora più francesi".
Oltre all’esecuzione integrale di “Moon safari”, il repertorio del concerto al Fabrique include cose pure di “Talkie walkie” e di “10.000 Hz Legend”, ma anche un estratto della colonna sonora del film di Sofia Coppola “Il giardino delle vergini suicide” (definito non a caso a suo tempo “The dark side of Moon Safari”). Niente, invece, di “City reading (Tre storie western)” l’album concepito dal duo di Versailles undici anni fa come accompagnamento sonoro al romanzo “City” di Alessandro Baricco.
In uscita l’8 marzo, la ristampa di “Moon safari” ingloba pure il film-documentario “Eating, Sleeping, Waiting & Playing”, girato dal regista e graphic designer newyorkese Mike Mill durante il primo tour mondiale della coppia e quindi riferimento obbligato pure di questi concerti celebrativi. La summa di 25 anni sulla cresta dell’onda che hanno portato Godin e Dunckel a collaborare con Beck, Jean-Michel Jarre, Charlotte Gainsbourg e molti altri ancora. "Ma nel nostro paese non ci hanno mai considerati una grande band" recriminano. "Questo, probabilmente, a causa del fatto che i francesi hanno ancora dei pessimi gusti musicali".