DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Alice Mangione, debutto solista: "I Pozzolis? In pausa. Cruda e nuda sul palco come i comici inglesi"

Al Teatro Filodrammatici con un monologo: "Il duo con Gianmarco? Una benedizione, ma è il momento di cambiare. In futuro mi vedo al cinema, eroina delle commedie romantiche"

Mangione oggi e domani al Teatro Filodrammatici con un monologo: "Il duo con Gianmarco? Una benedizione, ma è il momento di cambiare. In futuro mi vedo al cinema, eroina delle commedie romantiche".

Mangione oggi e domani al Teatro Filodrammatici con un monologo: "Il duo con Gianmarco? Una benedizione, ma è il momento di cambiare. In futuro mi vedo al cinema, eroina delle commedie romantiche".

Milano – Avvertenza: sul palco pare che ci sarà spazio soltanto per la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Affermazione impegnativa. In ogni caso non è necessario scomodare chissà quali concetti metafisici. La verità in questione è quella di Alice Mangione in “Cruda e nuda“, suo primo spettacolo da solista, stasera e domani al Filodrammatici. Un monologo. Di stand-up. Senza filtri. Dopo tanti anni sui social insieme al compagno Gianmarco Pozzoli, con cui ha creato il fenomeno ultravirale dei Pozzolis, la famiglia più famosa del web. Quasi un brand. Ma ora si torna (temporaneamente) a ballare da sola. Spulciando i tarocchi per ridere della vita e raccontare il mondo.

Alice, non rischia di stare troppo bene da sola?

"L’ho preso in considerazione. Ma sentivo la necessità di cambiare. Magari tornerò indietro, niente è escluso conoscendomi".

È un’inquieta?

"Totalmente. Mi annoio subito. Ma oggi sono vicina al panico. È un debutto assoluto e il confronto con il pubblico è fondamentale quando non hai la quarta parete a proteggerti".

Pubblico che in questo caso va a comporre lo spettacolo.

"Sì, a seconda dei tarocchi che escono, viene rimodulato il monologo che ho scritto insieme a Manuela Mazzocchi. Ho sempre amato le carte, ho un problema con i tornei di burraco. Quando ho scoperto i tarocchi, mi sono accorta di quanto si prestassero ad essere collegati a quello che stavo facendo. E così ho deciso di utilizzarli nel dialogo con gli spettatori".

Quindi ha 22 pezzi da montare come il Lego?

"Sì, di dieci minuti l’uno. Sarà sempre diverso. Ma con una durata dignitosa, se no arriva la Croce Rossa".

Si può dire che ha lasciato il brand ma non la famiglia?

"È così. Ma il brand era già molto cambiato nel tempo, da anni ormai non facevamo più riferimenti a noi e ai nostri figli. E forse se avessimo iniziato oggi non avremmo scelto quella chiave. In ogni caso abbiamo esaurito le cose da dire e c’era la necessità di sperimentarci, ognuno sulla propria strada. Pensi che Gianmarco è tornato al suo lavoro originario di pittore e illustratore".

Come definirebbe lo spettacolo?

"Ho troppe contaminazioni per essere solo stand-up. Ma è un monologo crudo, come è crudo il linguaggio che utilizzo. E dopo vent’anni che strizzo l’occhio agli spettatori, ora non mi interessa piacere a tutti, altrimenti lo intitolavo “Tiepida al sangue“. Un approccio che solo il teatro ti concede".

Lei ha cominciato con Quelli di Grock.

"Sì, tanta prosa, cercando di trovare un equilibrio fra comicità e teatro, due ambienti che non si possono vedere, sembrano Pisa e Livorno".

Ha avuto difficoltà all’inizio come donna?

"Ovviamente, è un settore di maschi alfa. Giravo per locali e la comicità era in mano solo a uomini di una certa età, io avevo vent’anni ed ero vista come la ragazzina. Già solo per questo sei spinta verso un approccio più timido, hai per assurdo la sensazione di fare parte di una minoranza. Ora le cose sono un po’ cambiate, non sei obbligata a ironizzare sui tuoi difetti. Ma il complimento che mi fanno più spesso è: “Mi fai ridere come un uomo“".

Inquietante.

"Quindi è il momento di riprendermi il mio spazio. Come individuo, neanche come donna".

Riferimenti?

"Soprattutto i comici anglosassoni. Adoro Matt Rife, che elabora velocissimo le sue battute feroci in dialogo con il pubblico. Prende in giro chiunque e va a gamba tesa su handicap e omosessualità, in un atteggiamento che ritengo per altro di reale inclusività. Mentre qui sembra che puoi parlare di un tema o lottare per certi diritti solo se ti appartengono".

Ma alla fine i Pozzolis sono stati una benedizione o un ostacolo?

"Sicuramente una benedizione. Abbiamo riempito i teatri, scritto due libri, fatto televisione. Mi ha dato la possibilità di farmi conoscere da un grande pubblico e comunque quando abbiamo cominciato era quello che volevo fare, perché all’epoca parlavo solo dell’essere appena diventata madre. Ora va bene cambiare, mi sento nel flusso delle cose".

Da qui a cinque anni?

"Mi auguro di proseguire, forse non a Milano. Di riprendere il cinema e di diventare la prossima eroina delle commedie romantiche. Ma in fretta, perché ho già quarant’anni".