ENRICO
Cultura e Spettacoli

Anch’io nella trappola di Sanremo

Beruschi Come sempre è domenica sera e devo ammetterlo: non mi sono comportato bene, sono stato in casa tutto...

Beruschi Come sempre è domenica sera e devo ammetterlo: non mi sono comportato bene, sono stato in casa tutto...

Beruschi Come sempre è domenica sera e devo ammetterlo: non mi sono comportato bene, sono stato in casa tutto...

BeruschiCome sempre è domenica sera e devo ammetterlo: non mi sono comportato bene, sono stato in casa tutto il giorno, dopo aver invitato ad uscire nel giorno di festa. Chiedo venia, ma sono caduto nella trappola del Festival: spero che il popolo italiano sappia riprendersi presto. Io, italiano medio, mi ero preparato ed è successo quello che succede da secoli: gli anziani sono portati a non capire le canzoni dei giovani. Mi è tornato alla mente quando ero io ad avere 15 o 20 anni: impazzivamo per il rock e venivamo detestati dai nostri nonni. Il commento, che mi è venuto spontaneo ascoltando i vari pezzi: “vers de cà de l’ira”, antico umorismo milanese per prendere in giro i francesi alla fine del ‘700. Morale: niente di nuovo sotto il sole. Non mi pento solo di aver saltato il Festival la sera che sono andato alla Conferenza “Prima delle prime” al Teatro della Scala: il prof Giorgio Pestelli mi ha entusiasmato presentando l'opera Eugenij Onegin di Tchailkovsky. Era da tanto che non andavo a queste stupende conferenze, ho ritrovato tante persone, che stimo ed ammiro, degli Amici della Scala e del personale del teatro. Non potevo aspettarmelo, ma ho incontrato dopo anni, la cara collega, splendido soprano, Sabina Macculi, con cui avevo fatto lo spettacolo “Verdi al Tettuccio” di Domenico Carboni e con la quale avevo cantato “là ci darem la mano” dal Don Giovanni di Mozart. Sì, io ho cantato! Chi mi conosce, sa quanta voglia avrei di cantare, ma da quando avevo sei anni sono nell’angolo con le lacrime agli occhi per colpa di un perfido maestro di canto.