
Synyster Gates, il chitarrista degli Avenged Sevenfold
Assago (Milano ), 21 febbraio 2017 - C’è un po' di Spielberg e un po’ di Kubrick nell’idea di futuro che gli Avenged Sevenfold depositano questa sera sul palco di un Forum ai limiti della capienza parlando dei modi in cui si possano riprodurre al computer i processi mentali più complessi indagati tra i solchi dell’ultimo album “The stage”. La settima fatica discografica della band heavy metal di Huntington Beach è, infatti, un concept sull’intelligenza artificiale esaltato dai suoni forse più aggressivi dei suoi sedici anni di storia.
“Qualche tempo fa mi sono imbattuto per caso in un articolo scientifico sull’argomento e ho voluto saperne di più - spiega il frontman Matthew Charles Sanders, alias M. Shadows - così sono andato a leggermi che idee hanno in materia personaggi molto diversi fra loro come Mark Zuckerberg, Elon Musk, il divulgatore scientifico Bill Nye o Stephen Hawking e mi sono reso conto che l’AI è una questione che nei prossimi dieci-vent’anni riguarderà noi, i nostri figli, i nostri nipoti e che quindi bisogna iniziare a studiare fin da ora. Se come gruppo abbiamo abbastanza voce per provare a portare argomenti importanti in primo piano è forse il momento di aprire un po’ gli occhi ai nostri fans e spingerli ad informarsi. Per questo in “The stage” l’approccio con Artificial Intelligence non è da romanzo sci-fi, né da filmone hollywoodiano tipo Terminator, ma scientifico”.
Durante lo show dall’ultimo album affiorano pezzi come “Angels”, “God damn” o la stessa “The stage”, ma non l’epilogo di “Exist”, 15 minuti di rock “cosmologico” arricchiti nel finale da un monologo dell’astrofisico newyorkese Neil deGrasse Tyson. “Pur amando alla follia “I pianeti” di Gustav Holst, ci siamo resi conto che nessuno aveva mai dato un’interpretazione musicale del Big Bang e quindi l’abbiamo fatto in quel pezzo”. Non proprio le storie di tutti i giorni che popolano tanto heavy metal in circolazione. “Quando diventi un veterano di questo mestiere tendi a perdere un po’ di quell’esibizionismo che agli inizi ti aveva portato sulle scene - spiega il quintetto californiano - non senti più il bisogno di stupire, ma solo di scrivere e suonare musica che ti fa star bene”.
Lungo la strada percorsa finora dagli Avenged Sevenfold - per gli iniziati, A7X - il colpo di rasoio è arrivato nel 2009 con l’improvviso addio del batterista The Rev, a secolo James “Jimmy” Owen Sullivan, co-fondatore del gruppo con Sanders e al chitarrista Zacky Vengeance, vittima a soli 28 anni di uno sciagurato cocktail a base di alcol e droga. Lì per lì, nell’album “Nightmare”, fu sostituito da Mike Portnoy dei Dream Theater, poi in scena da Arin Ilejay. Oggi dietro ai tamburi siede Brooks Wackerman che completa così la line-up assieme agli stessi Sanders, Vengeance e Wackerman, a Synyster Gates, chitarra, e a Johnny Christ, basso. Ad Assago gli Avenged Sevenfold saranno in scena alle 21, preceduti alle 19.45 dai Disturbed di “Immortalized” e, alle 18.50, dai tre Chevelle.
Forum di Assago questa sera ore 21