ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Ben Harper in concerto a Milano: "Il tempo passa l’emozione mai"

Venerdì sera al Forum di Assago con le canzoni del recente album “Call it what it is”

Ben Harper ad Assago porta le canzoni dell’ultimo album “Call it what it is”

Milano, 6 ottobre 2016 - «Erano sette anni che non suonavo con i Criminals, ma è stato come se avessimo smesso ilun giorno prima» assicura Ben Harper, nell’attesa di tornare domani sera al Forum di Assago. Che si abbandoni ai languori del blues con l’amico Charlie Musselwhite o si proietti sul rock più fragoroso con i Relentless 7, che pubblichi un disco a tu per tu con la mamma oppure decida di riabbracciare gli Innocent Criminal, la band appena tornata al suo fianco, la scrittura del chitarrista di Claremont non denunca cedimenti, come confermano le canzoni del recente album “Call it what it is” e come intende ribadire questa rentrée milanese.

«Per uno come me quel che conta davvero non è scrivere canzoni di successo, ma costruire album dopo album un repertorio importante» assicura lui, 46 anni e tre matrimoni alle spalle. «Credo, infatti, che la canzone perfetta sia quella che riesce a concentrare l’esperienza letteraria di un intero libro in uno spazio di tempo compreso fra 3 e 6 minuti».

Con i vecchi compagni di palcoscenico Harper sembra aver ritrovato pure quell’impegno sociale che aveva segnato i suoi dischi migliori. Proprio il brano “Call it what it is” parla delle violenze della polizia americana dopo i fatti di Ferguson mentre “Like a King” del pestaggio del tassista Rodney King, divenuto scintilla, negli anni Novanta, delle rivolte di strada a Los Angeles, e “How dark is gone” di un amico del chitarrista morto in prigione. «Oltre oceano le ingiustizie creano distacchi sempre maggiori tra le persone» dice lui. «Io scrivo guardando le cose che mi capitano e che vedo». Come il dibattito presidenziale. «Spero tanto che Hillary Clinton alla fine ce la faccia, non posso immaginare Trump presidente degli Stati Uniti: purtroppo, però, certe volte credi di conoscere bene il tuo Paese e invece finisci completamente fuori strada».

“Call it what it is” paga lo scotto magari a qualche manierismo di troppo, ma il tentativo messo in campo da Ben-Benjamin di ritrovare - accanto al bassista extra-large Juan Nelson, al percussionista Leon Mobley, al batterista Oliver Charles, al tastierista Jason Yates alle tastiere e al chitarrista Michael Ward - la chimica svanita archiviata nel 2007 tra i solchi di “Lifeline” è più che evidente. Una ventina i pezzi dello show, a cominciare da “Oppression” e “Diamond inside” per arrivare a “With my own two hands” compreso, di solito, un tributo a Buddy Miles (“Them changes”) con citazioni talvolta di Pink Floyd (“Shine on you crazy diamond”) o di Zeppelin (“The ocean”).

«Mente salgo in scena la sensazione è la stessa di quando, alla fine degli anni Ottanta, debuttai davanti a una ventina di persone che non sapevano chi fossi» assicura Harper, che torna al Forum con i Criminals dopo il reunion tour dello scorso anno. «Il giorno che non proverò più nulla del genere la smetterò con questo mestiere; in tutto questo tempo, infatti, ho vissuto un sacco di esperienze e ho incontrato moltissima gente arricchendo la mia anima ad ogni incontro, ho pure guadagnato bene e questo è davvero il massimo che si può avere dalla musica».