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Il relax di Fiorello in «Penso che un sogno così»
Milano, 25 febbraio 2016 - «Non è uno spettacolo che parla soltanto di Domenico Modugno. È la storia parallela tra la sua e quella di mio padre», ci raccontava Beppe Fiorello a Sanremo, in occasione della sua ospitata. «Mio padre era siciliano, Domenico Modugno fingeva di esserlo, mio padre cantava molto bene, era esuberante come lui... Domenico Modugno è lo spunto per rivisitare e raccontare la mia infanzia e soprattutto mio padre, un padre onesto e amorevole verso i suoi quattro figli, ma con una grande forza d’animo. Era un narratore formidabile, un barzellettiere e un interprete superbo di serenate notturne. Lavorando alla fiction ho capito quanto mio padre e Modugno si assomigliavano, anche fisicamente»
A Sanremo per presentare la fiction “Io non mi arrendo” legata alla figura del poliziotto Roberto Mancini, il primo inquirente che cominciò a indagare sulla ‘Terra dei fuochi’ e che proprio per le sostanze tossiche inalate morì di cancro, Beppe Fiorello ha voluto ricordare ancora il parallelo tra la figura di questo eroe misconosciuto e suo padre: «Papà lavorava nella Finanza, e ricordo che teneva molto al rispetto delle leggi. In questo era molto rigoroso.»
DA OGGI FINO A domenica lo spettacolo “Penso che un sogno così”, scritto con Vittorio Moroni per la regia di Giampiero Solari, è in scena agli Arcimboldi. Non si tratta, come Fiorello ci ha spiegato, della pedissequa riproposizione della vita di Modugno come l’abbiamo vista nella fiction televisiva interpretata proprio da Fiorello, ma qualcosa di molto diverso. «Con questo spettacolo salgo a bordo del deltaplano delle canzoni di Domenico Modugno e sorvolo la mia infanzia, la Sicilia e l’Italia di quegli anni, le facce, le persone, le vicende buffe, altre dolorose o nostalgiche, e altre che potranno anche sembrare incredibili. Attraverso questo viaggio invito i protagonisti della mia vita a uscire dalla memoria e ad accompagnarmi sul palco, per partecipare insieme a un avventuroso gioco di specchi.»
Domenico Modugno è una figura importante per Beppe Fiorello: «È intramontabile, perché ha sempre scritto storie impregnate di umanità, di sogni e di una straordinaria visione del mondo, sapeva immaginare i sogni e i dolori degli altri. »
Nello spettacolo Beppe Fiorello non canta in senso stretto, ma interpreta le canzoni più famose, usandole per il racconto. Gli spettatori potranno ascoltare le più famose - da “Volare” a “Vecchio frac”, da “Amara terra mia” a “Meraviglioso”, ma anche quelle meno note, come “Lu piscispada”, “Lu grillo e la luna”, e “Che cosa sono le nuvole”, scritta da Pasolini. Uno spettacolo da grande mattatore, parole musica e sogni.
Al Teatro Arcimboldi, viale dell’Innovazione 20 fino al 28 febbraio, ore 21.