GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

Berio e la Sequenza VIII: "Il mio debito col violino"

Lorenzo Gorli e la musicologa Ottomano nell’omaggio al Conservatorio

Lorenzo Gorli e la musicologa Ottomano nell’omaggio al Conservatorio

Lorenzo Gorli e la musicologa Ottomano nell’omaggio al Conservatorio

Nel centenario della nascita di Luciano Berio e a dodici anni di distanza dall’esecuzione integrale delle sue “Sequenze“ a cura dei solisti di Divertimento Ensemble (nella foto), l’omaggio di Sandro Gorli e dei suoi musicisti al maestro, in collaborazione con il Centro Studi Luciano Berio, riparte proprio da quelle composizioni. E dopo quella inaugurale, per violoncello, oggi alle 11 in Conservatorio tocca a Lorenzo Gorli con la "Sequenza VIII per violino", composta da Berio nel 1976 per Carlo Chiarappa. Si tratta di un "Happy Music", appuntamento in cui al concerto si abbina un incontro tra musicisti e pubblico con la partecipazione di studiosi del Centro Berio, oggi in particolare la musicologa Vincenzina Caterina Ottomano.

Scriveva Berio che "comporre Sequenza VIII è stato per me come pagare un debito personale al violino, che considero uno degli strumenti più complessi e sottili che vi siano. Avevo studiato violino per qualche anno, mentre stavo imparando il pianoforte e prima di passare al clarinetto (mio padre voleva che studiassi tutti gli strumenti) e ho sempre conservato una grande attrazione per questo strumento, pur mantenendo con esso un rapporto tormentato, forse perché avevo già 13 anni - senz’altro troppi - quando ho cominciato a prendere lezioni di violino". La collaborazione con l’equipe musicologica del Centro Studi Berio permette di far conoscere, attraverso il dialogo fra musicologi ed esecutori, le origini, le tecniche e i procedimenti compositivi da cui nascono le Sequenze per strumento solo. La composizione delle Sequenze occupa un arco temporale molto ampio, che va dal 1958 al 2002.

Nei suoi scritti Luciano Berio spiegava: "Se quasi tutte le altre mie Sequenze sviluppano all’estremo una scelta molto ristretta di possibilità strumentali e di comportamenti del solista, Sequenza VIII presenta un’immagine più globale e più storica dello strumento: essa può essere ascoltata come lo sviluppo di gesti strumentali. Si appoggia costantemente su due note (La e Si) che, come in una ciaccona, costituiscono la bussola del percorso abbastanza diversificato ed elaborato del pezzo, in cui la polifonia non è più virtuale ma reale e il solista deve sempre rendere consapevole l’ascoltatore della storia che sta dietro a ogni gesto strumentale. È così che Sequenza VIII diventa anche, inevitabilmente, un omaggio a quel culmine musicale che è la Ciaccona della Partita in Re minore di Johann Sebastian Bach, in cui – storicamente - coesistono tecniche violinistiche passate, presenti e future".