
Dario Brunori Sas
Milano, 30 giugno 2017 - Deddie. «Ho visto il concerto di Eddie Vedder a Firenze, sono tornato ai miei anni ‘90 - confessa Dario Brunori -. Carico di energia: a 15 anni ero più Pearl Jam che Nirvana». Brunori Sas è stasera al Carroponte nella data ponte con il Postepay Sound Rock di Roma, fra le 18 date sold out del tour e quelle estive del “A casa tutto bene Tour 2017”, poi molto Sud e il 22 agosto a Brescia: nuovo allestimento e scaletta. Partendo da un album molto bello, uscito per la sua etichetta Piccica Dischi a distanza di tre anni dal penultimo disco “Vol. 3 - Il cammino di Santiago in taxi”. Giustamente ai primi posti delle classifiche Fimi, digitali e in streaming, con il singolo “La Verità” che ha superato i 2 milioni di views su YouTube e il milione di streaming su Spotify. E per il Club Tenco “La Verità” è targata miglior canzone d’autore dell’anno.
Pesasre a Dario Brunori, cantautore colto, focoso (calabrese) e riflessivo, pure manager di se stesso, come un fan sfegatato di Eddie Vedder, richiede una coda. «Essendo io nato come chitarrista rock, preferivo i Pearl Jam ai Nirvana: c’erano gli assoli, con Kurt Cobain no. Anche se poi ci ho scritto una canzone... Poi ho studiato anche i virtuosi, da Van Halen a Sartriani, ma la mia attitudine era hendrixiana». Sempre Seattle e dintorni. Il passaggio successivo è la canzone. «Sono diventato cantautore dopo i trent’anni. Un percorso normale. Sono cresciuto, si comincia a pensare ad altro, volevo fare tre accordi, le cose più semplici. Non è stata una scelta, ho cominciato a scrivere canzoni per me, era il mio blues dei campi di cotone quando tornavo dal lavoro presso la ditta di mio padre. Dopo la sua scomparsa, fra i tre fratelli era toccato a me. Ero in Toscana a fare il musicista, pensai “me ne occupo io per un po’. Faccio l’imprenditore. Mi è servito per avere uno sguardo più attento sulle cose, più attenzione all’umanità. Capire un mondo totalmente diverso da quello che frequentavo fino a una settimana prima. Musicisti». Il mondo di Brunori Sas è strutturato, articolato e complesso, l’album declina un linguaggio non semplice da portare “live”. Lui l’ha risolta così. «Siamo sette multistrumentisti in sette postazioni, acustici, elettrici ed elettronici (synth). Abbiamo molti colori. In scaletta ci sono i pezzi classici, che anch’io da spettatore mi aspetto, e le canzoni che stanno bene insieme, undici brani su dodici dell’ultimo album. Praticamente tutto. Da “La verità” a “Canzone contro la paura”, “Lamezia Milano”. La ballata al piano, “Guardia ‘82” dal primo album. “Rosa”, amata in Calabria perché parla di emigranti». Lo accompagna la storica band con Simona Marrazzo (cori, synth, percussioni), Dario Della Rossa (pianoforte, synth), Stefano Amato (basso, violoncello, mandolini), Mirko Onofrio (fiati, percussioni, cori, synth) e Massimo Palermo (batteria, percussioni), Lucia Sagretti (violino).
Oggi al Carroponte di Sesto San Giovanni, via Granelli 11, ore 21.30.