Bises Milano durante le feste è un piacevole deserto di parcheggi liberi e ristoranti facili da prenotare. Se le piste da sci à la mode sono ricolme di colbacchi e occhialoni a specchio, la città invece è prossima alla vivibilità come sognavamo da mesi. Tra una colazione improvvisata e una passeggiata sotto un cielo manzoniano sono ricapitato anche al Cimitero Monumentale, d’altronde quando i nonni non ci sono per Natale è giusto salutarli con un pensiero là dove riposano. Ogni volta mi aggiro e scopro una tomba mai notata prima e a questo giretto in sorte mi è toccata quella della famiglia Bruni: una piramide con la figura del Dolore che protegge un’urna e una sfinge a guardia del sepolcro. La piramide ricorre e ritorna nella storia dell’arte come simbolo di un mistico passaggio verso un altro sconosciuto mondo, elaborazione tridimensionale del geometrico triangolo, emblema di Dio e Trinità. Mi è subito tornato alla mente lo splendido monumento funebre di Antonio Canova nella Basilica dei Frari, prima cosa che ho voluto rivedere una volta sbarcato a Venezia. Il sommo maestro che fece del neoclassicismo la sua missione estetica, morì all’improvviso nel 1822 nei pressi di San Marco e la Serenissima per celebrare la sua arte scelse una scultura che lui stesso aveva disegnato per Tiziano, mai realizzata, ripresa poi in parte per la tomba di Maria Cristina d’Austria nella Augustinerkirche di Vienna. Una piramide alta 11 metri svetta mettendo in rilievo le figure in lutto, personificazioni della Scultura, della Pittura e dell’Architettura attorniate dai loro geni tutelari. A sinistra della porta verso cui il mesto corteo si avvicina si trova il Leone di San Marco, indicando così la partecipazione dell’intera città per la scomparsa di un artista che ha fatto la storia dell’arte. Un vero incanto di grazia e simbolismo.
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