
Una scena di “Capitolo Due“ scritto da Neil Simon nel 1977 dopo la morte della moglie Lo spettacolo sarà da martedì al Piccolo
"Il mio istinto mi dice che sei un uomo molto interessante, George". E lui cosa volete che le risponda? Fidati del tuo istinto, ovviamente. Che d’altronde si sa, la risposta è dentro di noi. Ed è sbagliata. Si torna dunque dalle parti della coppia. Delle relazioni d’amore. O qualcosa del genere. Argomento inesauribile. Fosse solo per riderci su. Come succede in “Capitolo Due“ di Neil Simon, da martedì al Piccolo Teatro Strehler per la regia di Massimiliano Civica. Ovvero, del direttore del Metastasio di Prato, caposaldo della ricerca e della drammaturgia contemporanea. Anche se qui ci si lascia ispirare dal secondo Novecento. E da un autore non scontato. Visto che lo scrittore newyorkese non è approdo abituale in certi circuiti. Più facile incrociarlo nei grandi teatri mainstream. E invece Civica rompe lo steccato. Affonda le mani in Simon e ne esce firmando traduzione e adattamento di una commedia ripensata sul nostro presente. Affidandosi sul palco a Maria Vittoria Argenti, Ilaria Martinelli, Aldo Ottobrino e Francesco Rotelli. Per ripercorrere le vicende di George e di Jennie. Il primo è ungiallista che non riesce a superare la morte della moglie; la seconda è un’attrice teatrale nelle paludi di un divorzio. S’incontreranno grazie all’iniziativa di parenti e amici. Scoprendo che l’amore è ancora in grado di farli a pezzi. Il “Secondo Capitolo“ del titolo riguarda lo stesso Simon, all’epoca (1977) rimasto vedovo da poco. E aveva riversato nella scrittura interi stralci autobiografici. Aprendo così una fase in cui le battute saltano fuori da un pozzo di feroce disperazione. Una dolorosa gioia di vivere. Vagamente beckettiana.
Diego Vincenti