Un’artista d’avanguardia in un periodo, gli anni del regime fascista, in cui, l’arte e le innovazioni, erano per una donna un salto nel vuoto. Carla Badiali, pioniera dell’Astrattismo, si è lasciata alle spalle una vita straordinaria, vissuta con lo spirito di una persona comune, che ora ritorna nel romanzo biografico di Lucia Valcepina, "Primordiale bellezza", uscito nella collana Docu di Dominioni editore.
Lucia Valcepina, chi era la Carla Badiali che ha scelto di narrare?
"Una donna mite e ostinata al tempo stesso, capace di scelte audaci ma estranea all’enfasi, alla retorica. Una disegnatrice dalla mano finissima e una tra le prime artiste italiane a cimentarsi nell’Astrattismo. Diceva di sé di appartenere alla schiera degli istintivi e, in effetti, la sua vita lo dimostra. Credo che il fil rouge della sua esistenza sia proprio l’autenticità".
Perché un romanzo e non una biografia?
"La forma narrativa permette di accedere a vari strati della realtà: al mondo emotivo, viscerale, alla natura conflittuale delle relazioni, fino all’elemento inconscio, inespresso. L’intenzione era quella di veicolare la storia di Carla Badiali a un pubblico variegato, ampio, uscendo dall’alveo della scrittura specialistica, ma sempre restando fedele ai fatti, ai dati biografici. Credo, in questo senso, di aver raccolto il desiderio di Pierpaolo Nahmias, il figlio di Carla, che mi ha consegnato i ricordi della sua famiglia con l’intenzione di farne conoscere le scelte, i sacrifici e l’umanità".
Cosa l’ha affascinata di questa figura?
"Tra i tanti aspetti, direi la reticenza, il silenzio attorno alla propria vita. Era una donna portata all’azione, all’impegno, che affrontava le sfide con naturalezza, senza costruirvi attorno teorie. Poco portata alla speculazione, persino in ambito artistico. Minimizzava anche il ruolo avuto nella Resistenza collocandolo all’interno di quella grande impresa corale che la vide al fianco di tanti compagni".
Qual è l’attualità di Carla Badiali?
"Ogni scelta di Carla sollecita una riflessione sul presente: dallo sdegno nei confronti della dittatura alla necessità di affermare valori democratici, dall’avversione alla violenza al bisogno di dare espressione artistica al mondo. In poche parole, la capacità di allargare lo sguardo oltre il proprio "io" e farsi promotrice di un messaggio culturale e civile, soprattutto quando i tempi incrudeliscono".
Quale, tra le sue opere, ritiene che la rappresenti di più?
"Ogni opera è un tassello coerente e rappresentativo. Di certo "Composizione in rosa" e "Composizione in verde" vibrano di quel lirismo geometrico che percorre la sua produzione, mentre la serie "Le vent se lève" ci riconduce alla capacità dell’artista di cogliere l’essenziale. Ma non possiamo dimenticare i Collage che la accompagnarono per tutta la vita, persino negli ultimi anni, in una tensione costante a ricomporre le forme. Un linguaggio che le permise di dare nuova vita ai resti e di soffermarsi sui dettagli, sui particolari che rivelano il Tutto".