
Francesco "Ciccio" Graziani
Non era un ragazzino Francesco, per tutti "Ciccio" Graziani, quando alzò la coppa di campione del mondo in Spagna nel 1982: era già sulla cresta dell’onda, aveva conquistato lo storico scudetto del Torino nel ‘76, era uno dei due "gemelli del gol" assieme a Pulici nella formazione granata. Aveva giocato anche un’altra coppa del mondo. Eppure.. Ecco come ricorda quei momenti irripetibili nello stadio di Madrid. " Avevo 30 anni ma non mi viene in mente un’emozione come quella. Per un giocatore il solo fatto di essere tra i 22 convocati della Nazionale a un campionato del mondo è il traguardo di tutta una vita: la maglia azzurra, giocare per il proprio Paese. A me era capitato quattro anni prima in Argentina: eravamo arrivati quarti ma per noi era stata lo stesso un’avventura bellissima". Figuriamoci al Bernabeu, campioni del mondo. "E’ stato un’apoteosi, non c’è un’altra parola adatta. E da allora non è mai del tutto finita l’emozione, la gioia nostra e di tantissimi italiani". Graziani oggi sarà ospite del Festivaletteratura (alle 21.15 in piazza Castello) e parteciperà a un incontro che si intitola ovviamente ‘Campioni del mondo’ e celebra i 40 anni della trionfale trasferta spagnola della Nazionale di calcio. Con lui ci sarà il giornalista Federico Buffa mentre Giancarlo Antognoni, altro portabandiera dell’82, ha dovuto dare forfait.
Senza svelare gli aneddoti che racconterà sul palco, ci dice qualcosa che le è rimasto nella memoria, soprattutto il ritorno da vincitori in Italia, con un Paese intero che attendeva per acclamarvi?
"Il giorno dell’arrivo andammo tutti al Quirinale, ospiti del presidente Pertini. Chi avrebbe immaginato un onore simile. Poi, verso le 16 ognuno di noi è andato a raggiungere la famiglia. la mia era in vacanza a Castiglione della Pescaia. In poche ore ero da loro".
E anche lì in Toscana sono continuati i festeggiamenti, c’è da immaginare.
"Beh, chi mi incontrava mi faceva i complimenti. D’altra parte, da allora nulla è stato più lo stesso per noi. Una cosa così ti dà una popolarità che continua nel tempo. Mi imbarazza dirlo, ma ci ha resi immortali e c’è sempre chi ricorda quei giorni e si commuove".
Come accadrà oggi a Mantova. Domanda di rito: è più emozionante entrare all’Olimpico o a san Siro pieni, oppure salire sul palco del festival?
"Sono emozioni molto diverse. Allo stadio fai il tuo mestiere, dà i brividi sentire il tifo e tutto il resto ma ci sei abituato. A Mantova invece affronto una scommessa: non so come si svolgerà l’incontro, chi dirà cosa, come reagirà il pubblico. Ma il bello sta proprio in questo: fare qualcosa che non hai mai fatto prima. Io la affronto col sorriso e dico: comunque vada, sarà un successo".
Lei Graziani si è ritirato dall’attività agonistica nell’88, poi ha fatto l’allenatore e il dirigente sportivo. E ora?
"In questa parte della vita mi godo la famiglia, gli amici, il tempo libero ad Arezzo, dove vivo. E poi sono spesso chiamato come opinionista calcistico nelle trasmissioni sportive e lo faccio volentieri". "Lo so che ogni tanto - aggiunge con ironia - a me o ad altri commentatori può scappare qualche cavolata (il termine usato sarebbe più forte e più comune ndr), ma non fa niente. Il pubblico magari non se ne accorge, oppure ci perdona".