Diego Vincenti
Cultura e Spettacoli

Francesco Montanari: "I classici della Letteratura? Ve li rileggo io"

“Dedicato ai cattivi”, serie di podcast in chiave pop. "A volte sono odiati solo perchè ce li hanno spiegati male"

Francesco Montanari

Milano, 5 aprile 2020 -  Che fatica essere cattivi! Nell’arte, s’intende. Lì impegnati a far le peggio cose, giudicati da tutti quelli che passano. Ruolo ingrato. Come ci racconta Francesco Montanari in “Dedicato ai cattivi … che poi così cattivi non sono mai…”, serie di podcast diretti da Leonardo Carioti, dove i classici vengono riproposti da un punto di vista diverso. Smantellando luoghi comuni. Progetto curioso quello dell’attore romano, già protagonista in tv con “Il Cacciatore” e “Romanzo Criminale”, marito di Andrea Delogu (stracult). Nel giro di poche settimane un piccolo fenomeno su Spotify.

Montanari, perché scegliere i cattivi? "Al di là del piacere di citare la Bertè, cerchiamo di togliere un po’ di etichette ai classici, facendoli riscoprire. Perché a volte li si odia soltanto perché ce li hanno spiegati male. Non siamo dalla parte dei cattivi. Ma è una sfida interessante capire i vari ruoli drammaturgici, i motivi per cui il cattivo agisce in un certo modo".

Cosa ha scoperto di Iago nell’Otello? "Che tutti gli permettono di fare quello che vuole. E quindi forse, attraverso di lui, i personaggi vedono il mondo come realmente desiderano".

Il cattivo del cuore? "Riccardo III. Ai tempi dell’Accademia avevamo l’incubo della scena con Lady Anna, dove cerca di sedurla dopo averle ammazzato marito e figliolo. Ci spaccavamo la testa per trovare la soluzione. Ma ora mi domando: non è che in realtà Lady Anna ha voluto tutto questo?".

Perché crede che la scuola ci spieghi male i classici? "Perché viene vissuta come un obbligo, handicap che ti spinge spesso a rigettarla, perfino di fronte ai professori migliori. E forse a farne le spese più grandi è la letteratura, che invece andrebbe avvicinata con la passione e la curiosità di una nuova serie di Netflix. La scuola ti offre una serie di titoli che riscopri solo più avanti nella vita. E a volte è un bene".

Cosa intende? "Mia madre era laureata in filosofia, ci fece amare la letteratura e la sua materia attraverso un avvicinamento graduale. Leggere invece “Delitto e castigo” a 15 anni rischia di essere un autogol. Non solo per la complessità della scrittura. Ma perché non si conoscono ancora i temi di cui tratta".

Quanto le manca il teatro? "Mi manca provare con i colleghi, quel tentativo quotidiano di alzare l’asticella. Una ricerca senza fine che mi ha insegnato anni fa Valerio Binasco, quando mi volle nel suo “Romeo e Giulietta”. Fu una palestra durissima. Per arrivare a comprendere che a teatro non ci si accontenta mai".

Cosa sta leggendo in questi giorni? "Shakespeare, Paolo Giordano con “Nel Contagio”, ho ripreso “Il Grande Gatsby” e le “Correzioni” di Franzen".

Cosa farà una volta «libero»? "Credo che salterò sulla moto, magari un improvvisato sidecar, e andrò a fare un giro con Andrea e il cane".