LUCA CALO'
Cultura e Spettacoli

Il coronavirus, la Lombardia e l'attualità della peste de I Promessi Sposi

Angelo Stella (Centro studi manzoniani): "Il Manzoni invitava a ripensare il mondo, dobbiamo fare la stessa cosa"

Immagine peste, Promessi Sposi

Immagine peste, Promessi Sposi

Milano, 12 marzo 2020 – La peste dei 'Promessi sposi' e il coronavirus. Un parallelo che a molti, complici ricordi scolastici, è venuto in mente durante queste settimane e forse in modo ancora maggiore dopo le ultime disposizioni del Governo. A 390 anni dai i fatti narrati dal Manzoni – e a 235 dalla nascita dello scrittore - c'è ancora la Lombardia al centro di tutto.

Coincidenza o meno, l'interrogativo più importante ci sembra un altro: il parallelo tra la peste manzoniana e il Covid-19 è solo una suggestione o c'è qualcosa di più? Abbiamo girato la domanda al professor Angelo Stella, presidente della Fondazione Museo Casa Manzoni e del Centro nazionale studi manzoniani di Milano, entrambi chiusi come tutti i musei italiani in questo periodo.

“Il parallelo tra la peste del 1630 e il coronavirus ci sta tutto – dice il professor Stella - . Manzoni fa emergere la peste come il simbolo del male che deve spingerci a riflettere, spronarci a costruire un mondo migliore. Credo che anche questo coronavirus ci debba spingere in questa direzione. La pandemia è un nuovo simbolo del male, il segnale che dobbiamo ripensare il nostro mondo”.

Perchè a molti sono venuti in mente i Promessi sposi? Solo ricordi scolastici? “Non direi, anche se in qualche modo la scuola c'entra. Nel nostro inconscio traduciamo in attualità la riflessione del Manzoni, e sentiamo in azione il virus inestinto del male del mondo, aggiornato per incidere sulla crisi”.

C'è un episodio che l'ha particolarmente colpita in questo periodo? “Sicuramente il blocco delle navi da crociera, perchè per me è stato inevitabile il parallelismo con il blocco dei porti per i migranti. Torniamo sempre alla riflessione iniziale: questa è un'occasione per ripensare il nostro mondo”.

Insomma, la letteratura serve ancora a qualcosa.... “Invita a riflettere, a porsi dalle domande. Oggi in molti si stanno chiedendo come ne usciremo. Con un gioco di parole io dico che ne usciremo solo se riusciremo ad uscirne migliori”.