DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Così Max Giusti si toglie la giacca: "Vi prometto bollicine e il vero me"

Il mattatore tv agli Arcimboldi con un monologone tra nuove tecnologie, stand-up comedy e trap "È la cosa più bella che potessi portare in giro a 56 anni. Anche se temo arriverà qualche querela...".

Max Giusti, 56 anni, comico, cabarettista, imitatore e conduttore televisivo

Max Giusti, 56 anni, comico, cabarettista, imitatore e conduttore televisivo

Con tutte quelle, tutte quelle “Bollicine“! Solo che invece di Vasco, stavolta si tratta di Max Giusti. Decisamente frizzantino, torna sul palco con un one man show in cui si ride della realtà, di sé stessi e del mondo tutto. Un monologone. Per rispolverare le origini. Mettendo un attimo da parte i successi in tv (la Gialappa’s, Fazio, il recente “99 da battere“). Almeno per una sera: il 21 marzo agli Arcimboldi.

Max, come sarà “Bollicine“?

"È la cosa più bella che potessi portare in giro a 56 anni. Una versione vera di me, senza giacca. Mi sento come una bottiglia pronta ad esplodere. Racconto la nostra contemporaneità, influenzato dalla stand-up e dalle nuove tecnologie".

Il suo curriculum è impressionante: fa di tutto.

"Credo che questa mia natura onnivora sia stata a lungo un difetto. Magari non sono riuscito a fare tutto per bene o nel giusto momento. Ma oggi penso abbia finito per migliorarmi. Mi sembra che punti distanti della mia carriera inizino ad unirsi. Chiedo solo un po’ di comprensione se appaio presuntuoso: sono il ragazzino cui hanno regalato il motorino nuovo".

Più che presuntuoso, sereno.

"È un buon periodo. Sono anche contento di essere agli Arcimboldi, è come aggiungere il bollino alla banana. Mi sento libero, mi godo il palco. Anche in tv. I Gialappi mi hanno dato carta bianca, creando le condizioni ideali per tornare alle imitazioni, che non facevo da nove anni. Ho ricominciato ad indossare la parrucca perché mi sono sentito benvoluto. Mi sa che stavolta però arriverà qualche querela".

Addirittura?

"Vedremo nelle prossime settimane. In realtà le mie sono operazioni simpatia, è come se nascesse una terza identità: né io né il personaggio, qualcosa di mezzo e altro. Li farò anche nello spettacolo, per forza. C’è un boato quando appaiono Alessandro Borghese, Lotito, De Laurentiis. Sono quasi geloso".

I momenti migliori?

"Quando mi hanno chiamato per condurre “Affari tuoi“. Stavo facendo una fiction, vestito da carabiniere, agli stabilimenti De Paolis. Portavo in trasmissione mio figlio, ero contento di poterlo mandare alle scuole internazionali. Pensa te. E poi tornare con i miei genitori a Fermo, la loro città di origine, in tour con “Bollicine“, ho fatto tre giorni di sold out. Siamo stati in hotel insieme, visitando tutti i parenti. Ma questo si capisce solo pensando alle mie origini".

Da dove proviene Max?

"La mia è una famiglia di emigranti, arrivati a Roma per cercare fortuna. I nonni materni dalla Sardegna, il ramo paterno dalle Marche. Mio padre era metalmeccanico, mia madre commessa in ferramenta. Dire a tutti che ce l’avevo fatta è stato bello. Sono la dimostrazione che tutti con un po’ di fortuna possono riuscire in qualsiasi cosa".

Cosa avrebbe fatto diversamente?

"Eviterei di condurre “Libero“. Non sono violento, se faccio uno scherzo dopo un minuto devo smettere, mi sento male. A volte però è difficile dire di no".

Ma poi sul palco di cosa parla?

"Di una società che mi auguro post-patriarcale, dove è possibile un’allenza fra i sessi. Di serie tv, cucina, app per incontri. Della trap che mi piace pure ma non c’è un musicista che abbia i genitori in Comune, vengono tutti da famiglie disperate. Questa cosa è curiosa".

Cosa non ci sarà invece?

"I temi più scontati. L’abuso della parola “ormai“. Soprattutto non ci sarà la predica finale. Non amo i comici che vogliono insegnare a vivere. Abbiamo avuto qualche esempio anche in politica".

Destino che lei ha sfiorato. Pare che Mario Monti le abbia chiesto di candidarsi una notte di Natale...

"E io risposi facendo due passi indietro. Spero che gli italiani mi ringrazino".

Perché parla di stand-up?

"Ne sono influenzato nei ritmi e, in parte, nello stile. Ma io non uso un lessico forte. Mi piace parlare a tutti, vedere le famiglie, ragazzoni in platea che magari dieci anni fa mi hanno conosciuto guardando con i nonni “Affari tuoi“ oppure per il doppiaggio di “Cattivissimo me“".

Sogno nel cassetto?

"Diventare campione del mondo di motocross".

Lei è un vero sognatore. Nell’attesa?

"Conquistare Milano. Ma di questo sono abbastanza sicuro. La considero un po’ la mia città, da 15 anni ho comprato casa a piazza Firenze. Qui ho l’agenzia e il mio circolo sportivo. Spero solo che il pubblico non esca dicendo: “Non me l’aspettavo!“. Perché vorrei che già mi conoscessero sotto tutti gli aspetti, anche quelli comici. Può esserci un buon attore sotto la maschera del conduttore".