ANDREA SPINELLI
ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Dardust tra i Sette Palazzi di Kiefer: "Cerco lo straordinario nei luoghi più oscuri (come facevano Antonioni e Pasolini)”

Il musicista all’Hangar Bicocca per lanciare “Urban Impressionism“: "In tutti i miei progetti c’è il desiderio catartico di colorare le ferite per diventare esseri umani migliori"

Dardust, al secolo Dario Faini, pianista, compositore e produttore, 48 anni

Dardust, al secolo Dario Faini, pianista, compositore e produttore, 48 anni

Milano – Quattrocentocinquanta chili di armonia e novanta tonnellate di cemento armato. Il confronto tra il suo Steinway gran coda e i Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer che dal 2004 vegliano la proiezione nel futuro dell’Hangar Bicocca proposto il 12 marzo da Dardust nel sancta sanctorum milanese dell’arte contemporanea, coniugando musica e identità culturale, accompagnano l’arrivo sulle piattaforme della versione deluxe del suo ultimo album “Urban Impressionism”, ispirato all’architettura brutalista e all’impressionismo pittorico.

Dario, questo spettacolo lo proporrà pure a Roma nella Nuvola di Fuksas. È il luogo a fare la musica o viceversa?

"Difficile dirlo, è un po’ come dire: “È nato prima l’uovo o la gallina?“. Ovvio che in certe situazioni il luogo è scenografia, tant’è che alla Bicocca grazie ad uno speciale gioco di luci i Sette Palazzi Celesti offriranno ad ogni brano un quadro diverso".

Alcuni considerano i Sette Palazzi un simbolo di sconfitta, meraviglie dell’uomo figlie di una vocazione alla trascendenza ridotte a ruderi. Una riflessione sui tempi?

"Indubbiamente quest’opera di Kiefer ha una valenza simbolico-spirituale molto impattante. Amo particolarmente l’idea di portare i colori del mio pianoforte tra le nostre ferite e i nostri traumi, quindi, più che ruderi, mi piace guardare ai Sette Palazzi come frutti dell’ardore e dell’inventiva umana da completare. Schizzi abbozzati, più che opere in rovina".

Un po’ lo sguardo sul mondo dei suoi dischi.

"Sì, che si tratti di “S.A.D. Storm and Drugs“, “Birth“ o “Urban Impressionism“, nei miei progetti artistici c’è sempre un aspetto catartico, positivo, il desiderio di lenire le ferite per trasformarci in esseri umani migliori".

Perché per il video di presentazione del disco ha scelto un’ambientazione neutra come l’interno del Palazzo del Ghiaccio di Milano?

"Mi piaceva l’idea di liberare la mia musica in un ambiente asettico, gigantesco, che prima era una cosa ed ora è diventato altro, così da colorare col pianoforte quell’immensa superficie bianca".

Sul lato Nord della prima torre, ci sono scritte al neon con gli undici nomi delle “sefiroth” che secondo la cosmologia ebraica compongono l’“Albero della vita”, i modi in cui Dio si manifesta nel creato. Quali sente più vicini alla sua musica?

"Il mio slancio a cercare lo straordinario ovunque, pure nei luoghi più oscuri, un po’ come facevano Antonioni o Pasolini con la loro macchina da presa, mi spinge a dire: sapienza, intelligenza, tolleranza e, ovviamente, bellezza".

In scena cosa si porta?

"Oltre al pianoforte, le mie macchine elettroniche, un trio d’archi e il mio abituale collaboratore Vanni Casagrande".

Il 18 marzo parte da Barcellona la tranche europea di questo tour. Dove le piacerebbe portare un giorno la sua musica?

"Per il rispetto che ne ho, i luoghi d’arte mi mettono soggezione. Dovendo scegliere una cornice inusuale mi piacerebbe fare la mia musica in una banlieue parigina, in un posto come Les Espaces d’Abraxas, straordinario anfiteatro di palazzi brutalisti a Noisy-le-Grand divenuto pure scenografia per film come “Brazil“ di Terry Gilliam o la seconda parte di “Hunger Games: Il canto delle rivolta”".

Dopo l’Europa cosa l’attende?

"Il tour estivo, perché “Urban Impressionism“ è un progetto discografico che si scopre piano piano e quindi me lo voglio portare appresso per almeno un paio d’anni. L’intenzione con questi primi concerti europei è di accendere una scintilla. Il resto arriverà. Dividermi tra studio di registrazione e palco mi piace, così ho prodotto pure alcuni brani dell’ultimo album di Jovanotti".