
Il figlio Cristiano agli Arcimboldi col best of del tour che porta avanti dal 2009. Sognando Sanremo
Milano – "Nel nome del padre" è una frase ad effetto che Cristiano De André s’è sentito ripetere senza requie da quando porta nei teatri le canzoni del venerato genitore. A camminare (da solo) sulle orme di Faber, il Figlio ha cominciato nell’estate 2009 col tour “De André canta De André”, seguito da live e dvd, sommando tournée a tournée e album dal vivo ad album dal vivo. Come la scorsa estate a Cernobbio, Bergamo e Brescia, lunedì Cristiano porta la summa di questa esperienza agli Arcimboldi: “De André canta DeAndré - Best Of Live Tour”, con Osvaldo di Dio alle chitarre, Davide Pezzin al basso, Luciano Luisi alle tastiere, Ivano Zanotti alla batteria. "Tutto legato da un filo narrativo, testuale e, naturalmente, musicale forte" racconta Cristiano, 62 anni, che vara questo nuovo giro di concerti stasera ad Isernia, in agenda repliche il 13 marzo al Ponchielli di Cremona, il 28 al Galleria di Legnano e il primo settembre a Palazzo Te di Mantova: "Abbiamo lavorato molto sulla scaletta per farla “suonare“ bene e darle un ritmo che non ti molla mai".
Brani che già in prova le hanno dato soddisfazioni?
"“Ho visto Nina volare“, ma anche “Il testamento di Tito’. Ne “La canzone del padre“ abbiamo trovato un riff di chitarra che l’ha fatta praticamente rinascere; per me, come immaginabile, è un pezzo importante".
Quanti ragazzi che non hanno conosciuto suo padre pensa di aver guadagnato al repertorio di famiglia?
"Tanti davvero. Giovani e giovanissimi che trovano in mio padre un compagno di vita, nelle sue canzoni risposte alle loro domande esistenziali; una voce amica a ricordar loro che non sono soli. Penso che abbia scritto cose talmente alte da essere diventato atemporale, capace di parlare ad ogni generazione".
Sua figlia Alice dice che lei è il suo amico fragile. E lei la sua amica fragile. Un bel rapporto padre-figlia.
"Esatto. Mi piacerebbe molto coinvolgerla nella tranche autunnale questi miei spettacoli, magari affidandole il set d’apertura visto che fa l’attrice".
Uno spettacolo in bilico tra musica e teatro sul repertorio di suo padre l’ha mai pensato?
"Album come “La buona novella“ o “Non al denaro non all’amore né al cielo“ avrebbero le potenzialità per diventare degli ottimi musical, pieni di personaggi che si prestano a essere raccontati in quella chiave. Si potrebbe tentare addirittura di unirli in un’opera sola. Ma bisognerebbe lavorarci parecchio e, al momento, non ho il tempo".
Che effetto le ha fatto vedere Fabrizio ricordato alla Camera dei deputati in quello che sarebbe stato il suo 85° compleanno?
"Come capitava spesso, mio padre avrebbe preso la cosa con freddezza, ma sotto sotto gli avrebbe fatto piacere. Ho preferito che ci andasse Dori (Ghezzi, ndr) perché è lei la parte più istituzionale della Fondazione".
E le canzoni di Cristiano, quando le troveremo in concerto?
"L’anno prossimo spero di tornare con un album e un tour tutti miei. Anche se in concerto potrei dedicare un angolo a mio padre e agli altri grandi autori che mi hanno influenzato, a cominciare da Francesco De Gregori, Bob Dylan, Leonard Cohen, Lou Reed o… i Genesis".
Da dove le piacerebbe far ripartire la sua carriera solista?
"Dal palco del Festival di Sanremo. Il pezzo non ce l’ho ancora, ma sarebbe bello ricominciare da lì".
Un mese fa, all’Ariston, ha affiancato Bresh cantando “Creuza de mä”; chi le piacerebbe avere al fianco nella serata delle cover?
"Neil Young. Sarebbe fantastico".
Venticinque anni dopo, cosa direbbe a suo padre?
"Visto che aveva il terrore di essere dimenticato, gli direi: guarda papà, questi Arcimboldi sold out… Forse le cose sono andate in modo diverso da come temevi".