DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Gabriele Cirili: "Depressione e isolamento. La comicità mi ha salvato. E ora mi dedico ai giovani"

Al Teatro Nazionale “Cirilli & Family“, nuovo spettacolo del comico di Sulmona, con supervisione artistica di Carlo Conti. In pratica un pezzo della squadra di “Tale e Quale Show“.

Chi è Tatiana? D’accordo: Gabriele Cirilli è da tempo andato molto oltre il tormentone. Ma era troppo golosa...

Chi è Tatiana? D’accordo: Gabriele Cirilli è da tempo andato molto oltre il tormentone. Ma era troppo golosa...

Milano – Chi è Tatiana? D’accordo: Gabriele Cirilli è da tempo andato molto oltre il tormentone. Ma era troppo golosa la tentazione di iniziare citando Kruska, borgatara adorabile, dal gusto estetico dubbio. Capace ci sia anche lei domani al Teatro Nazionale per “Cirilli & Family“, nuovo spettacolo del comico di Sulmona, con supervisione artistica di Carlo Conti. In pratica un pezzo della squadra di “Tale e Quale Show“. A cui si aggiungono i ragazzi de La Factory, la sua scuola di recitazione a L’Aquila.

Cirilli, bella sfida riempire il Nazionale.

"Lo so. Ma sta andando bene e finora ho visto un grande entusiasmo da parte del pubblico. Sono addirittura arrivate delle standing ovation. E poi gli spettatori passano in camerino, mi raccontano le loro cose di famiglia".

Perché piace così tanto?

"Credo che alcuni mi riconoscano un tratto di verità, una sorta di empatia. O forse solo che non me la meno con chi mi avvicina. Alcuni rimangono perfino sorpresi. Io dico sempre che il fastidio uno ce l’ha quando non te lo chiedono più l’autografo, mica prima…".

A un certo punto glielo chiedevano proprio tutti.

"Lo so, Zelig. Ma in realtà la mia carriera inizia prima, nel 1988, con la scuola di Gigi Proietti e i lavori con Flavio Bucci, Piera Degli Esposti, Lina Sastri, Paolo Villaggio. Sono nato e cresciuto col teatro, facendo tutta la gavetta. Poi a un certo punto le cose non sono andate benissimo, soffrivo di depressione. Ed è stato il cabaret a quel punto a ridarmi un po’ di energia e di voglia di fare. In realtà sto tornando ad essere quello che ero".

Una rinascita?

"Una presa di coscienza. Anche del fatto che a 58 anni non è più il caso di fare le cosine, le lascio a chi comincia ora".

Come mai la depressione?

"Gli inizi possono essere complicati. Confrontarsi con i rifiuti, i provini, le poche occasioni di lavoro. Inoltre io ho sempre avuto un fisico da caratterista, avevo le mie difficoltà in un settore che premia i superbelli. Peccato perché l’Italia è piena di talenti che in altri posti sarebbero valorizzati. Pensa a Robin Williams o Danny DeVito, speciali non certo per la loro prestanza".

Non arrivavano telefonate?

"Già. Non uscivo più di casa. Poi un amico mi trascinò in un locale dove facevano cabaret. Io non sapevo nemmeno cosa fosse. Me ne innamorai".

Kruska?

"Arrivò dopo alcuni anni. Mi ero rimesso in moto, c’era stato il Maurizio Costanzo Show. Cercavo un nuovo personaggio, mia moglie lavorava in farmacia e vedeva queste ragazze coatte di Torre Angela. Provai a imitare una di loro, a ridere dei difetti per dire che ci si era un po’ stancati di tutta questa perfezione. Meglio farsi una risata".

Chi fu importante in quegli anni?

"Ovviamente Gigi Proietti, che mi ha dato una vita, una possibilità. Mi disse di rubare tutto senza copiare, che invece è peccato. Paolo Villaggio mi insegnò parecchi trucchetti per il cinema, mentre osservare Flavio Bucci significava stare a contatto con il grande attore di teatro. Ma mi ricorderò sempre anche di quella manciata di secondi con Alberto Sordi, il tempo di uno sguardo".

E come fu questo sguardo?

"Umile. La più grande delle lezioni. Avevo una piccolissima parte nel film “In nome del popolo sovrano“. A un certo punto arriviamo da Alberto Sordi, che prima ancora che io mi muova fa qualche passo verso di me, la mano tesa, felice di conoscermi, con questi fari azzurri al posto degli occhi".

Carlo Conti?

"Un amico. E anche lui mi ha cambiato la vita. Perché una volta terminato Zelig, in tanti sono dovuti tornare a casa. Con lui invece è nato il grande gruppo di Tale e Quale, una delle tante famiglie di cui parlo nello spettacolo".

Con lei ci sono anche i ragazzi della sua scuola.

"Sono loro a permettermi di trasformare tutto in un Comedy Show. Credo che sia il momento di offrire agli altri le possibilità che ho avuto io".

Di rubare?

"Esattamente! Tutto quello che riescono. D’altronde sono entrato nella fase della vita in cui bisogna ridare. A livello economico sto bene, grazie alla tv. Quindi meglio pensare ai ragazzi, senza mettermi nei panni dell’insegnante. Però una cosa cerco di trasmetterla: che non ci si sveglia la mattina e si è diventati attori, comici, idraulici o dottori. C’è bisogno di scuola. Di fatica. Perché le assi del teatro sono sacre. E solo dopo si comincia a guadagnare".