Milano, 11 febbraio 2025 – Luci spente sulla mostra appena conclusa su “Design al femminile. Il progetto sensibile” al Castello Sforzesco, ma il dibattito è aperto e si fa interessante. Mara Servetto, architetta e co-founder insieme a Ico Migliore, di Migliore+Servetto, studio di progettazione internazionale che in quasi trent’anni ha realizzato più di 800 progetti in 21 nazioni diverse, è convinta che sia necessario tenere accesa la luce, "per andare sempre più verso una maggiore parità di genere". Ama moltissimo i musei, e come Migliore+Servetto curerà l’allestimento della prossima mostra, a fine marzo, su Andrea Solario “La seduzione del colore”, al Poldi Pezzoli.
Cos’è per lei il design al femminile e perché delle donne designer si parla ancora troppo poco? "Porre l’accento sul design al femminile con un’ottica esplorativa, e non celebrativa (questo il merito della recente mostra) dà rilievo all’indagine. Raccontare le donne che lavorano nel settore, non sempre visibili, è la strada giusta. Stiamo andando verso la parità di genere ma ci portiamo dietro una storia, una tradizione che ha visto poche donne nel campo del design".
Ci sono differenze fra creativi e creative? "Non credo ci sia una differenza di metodo. Ossia che tutti gli uomini progettano in uno stesso modo e tutte le donne in un altro. Sicuramente la mentalità femminile in generale – anche se non si può parlare in assoluto - ha una certa apertura, empatia, una visione inclusiva più acuta, per cui si possono avere esiti interessanti. Le donne nella storia hanno sicuramente avuto poco spazio, meno risalto, spesso per mancanza di opportunità.Ma credo che sarà un gap che facilmente si colmerà. Un futuro equo include tutti, per me è importante mantenere equilibrio tra maschile e femminile. Servono sempre più iniziative, come ad esempio il Progetto Mentorship a cui partecipo come mentor, per spingere il piede sull’acceleratore. Dobbiamo far arrivare sempre più le donne di valore ai ruoli apicali. La progettazione al servizio di una nuova idea di museo. Lei e Ico Migliore avete preso una posizione precisa sul futuro architettonico degli spazi di cultura. Pubblicando un libro edito da Electa, Museum Seed. The Futurability of Cultural Places, in italiano e inglese. Negli anni recenti avete curato l’allestimento del Museo di Storia Naturale di Milano e la sede di The Human Safety Net, nelle Procuratie Vecchie a Venezia. "I musei sono luoghi vivi, e nel futuro offriranno un’esperienza integrata. Musei come semi, e al pari di un seme, il museo cresce, si evolve: si trasforma in una sua versione “aumentata”, dando vita a una nuova concezione dei luoghi di cultura. In costante evoluzione, il museo diventa capace di integrarsi nel tessuto urbano e sociale del suo territorio, serve a gettare il seme, dell’interesse, incoraggiare l’approfondimento. Ideare gli spazi di cultura richiede oggi una nuova progettualità capace di integrare progetto di architettura, design e grafica con l’evoluzione delle tecnologie, delle neuroscienze e dell’intelligenza artificiale ".
Il futuro è delle città globali? Che pensa di Milano? "Certo. Milano sta cambiando, diventerà più accogliente con più luoghi condivisi. Giusto però porsi in ascolto, nella nostra professione è determinante. Credo che le creative abbiano una marcia in più per rispondere a queste sfide progettuali contemporanee".