LORENZO BISES
Cultura e Spettacoli

Diario di uno stacanovista

Bises Sono diventato uno di quei milanesi che lavorano al computer sul metrò con la testa bassa cercando una concentrazione...

Bises Sono diventato uno di quei milanesi che lavorano al computer sul metrò con la testa bassa cercando una concentrazione...

Bises Sono diventato uno di quei milanesi che lavorano al computer sul metrò con la testa bassa cercando una concentrazione...

Bises Sono diventato uno di quei milanesi che lavorano al computer sul metrò con la testa bassa cercando una concentrazione facile da perdere? È uno dei tanti effetti collaterali della Design Week in cui le email si accumulano, gli appuntamenti si auto-accelerano (e dimenticano) nella speranza di vedere quanto è più umanamente possibile. Frenesia fa rima con energia ed è quello che Milano in questi giorni vive in un ciclone di eventi, installazioni, show-off e ostentazione di beltà. Alcuni scappano inviperiti nelle seconde case (Santa? Forte? Sestri? Magari Courma!) se il custode ha riordinato tutto per tempo, altri si immergono senza sosta perché capiscono il valore di una simile invasione di campo internazionale. Quando ci ricapita di entrare e uscire dalla Galleria del Tiepolo a Palazzo Clerici, sbirciare la scalinata che riecheggia il barocchetto lombardo a Palazzo Donizetti o essere accolti in un aristocratico appartamento di via Santa Marta?

Ogni studio di design, architettura, interior che mette a disposizione budget e pensiero per esserci e raccontarsi al pubblico più vasto, dà lustro alla città, pone l’accento sull’importanza della cultura ricercata in ogni dettaglio. Non importa se non compreremo mai quel forno che cuoce contemporaneamente dall’antipasto al dolce senza interferenze di odori o quella chaise longue realizzata con le botti del vino, sappiamo che esistono, le abbiamo fotografate, ci siamo stupiti, meravigliati quando ci hanno spiegato il loro uso. Ogni cosa arricchisce se condita dalla curiosità di oltrepassare il nostro limite e la Design Week è lasciarsi andare alle suggestioni altrui, qui gravita il mondo intero e chiunque passi dalle strade che percorriamo nei tratti casa-lavoro-palestra ama un pezzo della nostra storia. Giapponesi, islandesi, coreani, spagnoli, canadesi rimangono a bocca aperta per quel glicine in fiore, per gli spazi aperti uno dietro l’altro, che sia il 16° piano della Velasca o quello scantinato fané in Porta Venezia. Si vede che è la mia settimana preferita? Gratifichiamola!