Bises
Quando mi ritrovo in un luogo che conosco poco e che vorrei approfondire cerco sempre di scovare angoli inattesi, mi piace l’idea di indagare, di sorprendermi attraverso storie che non pensavo di incontrare. Come Brescia, città che non ho mai frequentato molto e che mi incuriosiva per le sue stratificazioni architettoniche, dalle domus romane alla spensierata leggerezza della Belle Epoque in mostra a Palazzo Martinengo. Qui ho però visitato un altro posto davvero particolare, frutto di un’appassionata smania collezionista, la Fondazione Zani a Cellatica. Una casa museo unica nel suo genere voluta fortemente dall’imprenditore Paolo Zani, perduto la giovanissima figlia Carolina ha deciso negli ultimi mesi della sua vita di dedicarsi a istituire questo luogo d’arte e cultura affinché fosse aperto al pubblico, mostrando così ciò che aveva creato con minuziosa progettualità.
Negli anni il suo interesse per il barocco e il rococò l’hanno portato a partecipare alle migliori aste del settore riuscendo ad arredare questa casa come una reggia settecentesca, tra stucchi dorati e zampe leonine. A prima vista l’effetto è kitsch, un’esagerazione di cromie e oggetti in una struttura anni ’50 che invece nasce per esprimere l’essenzialità delle forme, ma è evidente che ogni singolo pezzo è di una raffinatezza pregiata e racconta di altissime maestranze. Ci sono i tavoli intarsiati di pietre dure del Cinquecento realizzati dall’Opificio di Firenze, busti di imperatori romani, commodes del 1789 di Giuseppe Maggiolini, preziosi arredi settecenteschi e antiche cineserie tra salotti e salottini. A colpirmi più di tutto la collezione di quadri di grande valore storico artistico, con tele di Canaletto, Francesco Guardi, (splendida la veduta di Villa Loredan) Tiepolo e il francese Boucher che lavorò per Louis XV e Madame de Pompadour. Il Settecento è pomposo e opulento e qui ha trasformato il dolore in un’occasione di bellezza.