Nome da guerre fredde e notti bianche. Nome di spie seducenti, in giro di perle e tacchi alti. Ma la “Nikita“ di Francesca Sarteanesi si perde in orizzonti più vicini. Dove si indaga la complessità di vite banali, che poi banali non sono mai. Come questa giostraia che si sfoga a nastro, con una specie di amica sottomessa. In un flusso di coscienza dove il tragicomico s’intreccia ad un delirio di avventure upper class. E chissà quali sono i confini del vero. Insomma: da non perdere il nuovo lavoro dell’attrice (e drammaturga) toscana, da tempo protagonista di una ricerca profondamente autoriale sulla parola, il linguaggio, la seduzione del racconto e quei corpi immobili. O quasi. Come già si è visto in “Bella bestia“ e nel fortunatissimo “Sergio“, che le ha portato una candidatura agli Ubu come miglior interprete. Ora “Nikita“, domenica e lunedì ospite del PimOff in via Selvanesco. Prima regionale. Per un testo scritto insieme a Tommaso Cheli e con Alessia Spinelli coprotagonista sul palco. "Siamo in un luna park – spiega Sarteanesi –, ci muoviamo quindi in una zona un po’ laterale, per soffermarci su quelle esistenza a me care, che abitano le periferie. Qui in compagnia di due figure femminili colte in un momento di riposo, mentre se la chiacchierano nella loro veranda. Ed è soprattutto Nikita a parlare. Un personaggio forte, carico. Le cui ragioni si scoprono via via nello spettacolo. Mentre alle spalle il luna park continua a vivere, come un riflesso lontano". Due profili. I busti a spuntare appena, come tulipani dubbiosi, da un muretto di luci e paillettes. Forse c’è qualcosa di beckettiano. Anche nella dinamica di potere. Il resto è questa vita di ricordi e di aneddoti e di vecchi amori.
Diego Vincenti