"Il meglio della scrittura di Pound (…) durerà finché esisterà la letteratura". Così scriveva Hemingway. A conferma del valore assoluto dell’opera poetica del collega. Cosa per altro abbastanza assodata. Tutt’altro discorso riguarda la produzione saggistica, per così dire. Che è sempre andata a braccetto con le sue posizioni politiche, gli interventi propagandistici, la vicinanza alle dittature nazi-fasciste, con tanto di deliri antisemiti. Possibile dunque scindere l’artista dalla persona? Ovviamente sì. Per fortuna. Ma la vicenda dello scrittore americano innamorato dell’Italia, è via via diventata esemplare di certi interrogativi etici. Da cui si è lasciato ispirare "Ezra in gabbia", scritto e diretto da Leonardo Petrillo, da domani a domenica al Piccolo Teatro Grassi. Uno di quei progetti curiosi ma piuttosto fuorisincrono rispetto alla stagione. Prodotto dallo Stabile del Veneto e con protagonisti Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini. Sul palco le atmosfere veneziane, che accolsero Pound ormai anziano. Il fascino dei Cantos. La parabola biografica. Dove il modernismo e la vivacità dei circoli letterari, s’intrecciano alla vicinanza ideologica con il fascismo e il periodo di guerra, chiuso con l’arresto nel 1945 da parte dei partigiani e la consegna alle autorità americane. L’accusa era di tradimento. Ne seguirono 12 anni in manicomio giudiziario (benché sanissimo), unico modo per evitargli la pena di morte. Il resto? Il resto è bellezza, certo. Ma da cercare un po’ bene sotto lo sporco. D.V.
Cultura e Spettacoli“Ezra in gabbia“, fra atmosfere veneziane e letterati