
Fabrizio Moro celebra i 25 anni di carriera (ph. Federico Caraffa)
Assago (Milano) – Cercando gli occhi della tigre. Nelle sue fantasie pugilistiche l’immagine di Rocky alle corde nel terzo capitolo della saga cinematografica più famosa del ring fotografa bene il lungo periodo no che Fabrizio Moro prova ad accantonare col doppio concerto in agenda il primo di aprile a Roma e il 3 al Forum di Assago. “Due notti per chiudere un brutto periodo brutto della mia vita – ammette lui –. Dopo il secondo film da regista ‘Martedì e venerdì’ mi sono disinnamorato della musica perché, ogni volta che provavo a fare qualcosa, finivo per dover fare i conti con un sistema che non mi rappresenta più. Stato di sconforto che mi ha logorato dentro, inaridendo la vena creativa. Mi sono salvato dalla depressione, ma ho fatto fatica a tornare in carreggiata. Alla fine, però, ci sono riuscito cambiando tutto attorno a me tranne la band”.
Con quale risultato?
“Da novembre ad oggi, in totale solitudine, ho scritto una quarantina di canzoni, fra cui sette attorno a cui iniziare a costruire un nuovo album, che spero di pubblicare entro l’anno. Il più bello della mia vita, perché terapeutico. Davanti allo specchio mi sono chiesto se volessi fare ancora questo mestiere; la risposta è stata sì, a condizione di uccidere il sistema che mi rendeva infelice cambiando dimensione”. Concretamente cos’ha significato?
“Restarmene fermo due anni per poi registrare il disco che mi va di fare senza dover accettare compromessi più o meno mortificanti. Quelli che ci si accolla inghiottiti, senza rendersene conto, da un sistema che non ti dà più emozioni, amore e divertimento”.
Cosa le ha fatto voltare pagina?
“La rabbia. Lo spirito punk-rock che ho dentro e che, grazie al cielo, non mi lascerà mai. Anche se oggi, rispetto al passato, ho imparato a gestirlo”.
Sicuro che il disco non lo pubblica a febbraio dell’anno prossimo?
“Solo l’idea di tornare a Sanremo mi mette ansia perché, anche se il Festival è stato importantissimo per la mia carriera, fa parte di quel sistema da cui al momento voglio prendere le distanze. Per farlo te la devi sentire”.
Questi sono gli ultimi concerti da quarantenne, visto che il 9 aprile entra nei fatidici 50.
“Ad essere sincero, mi sentivo più vecchio a 30 anni. Questo perché non avevo realizzato ancora niente. Secondo me, il tempo si misura in base a quel che hai combinato nella vita”.
Uno splendido cinquantenne, verrebbe da dire aggiornando la celebre battuta di Moretti.
“Ma Nanni è ancora bello oggi, dai. Fatico ancora a credere che abbia voluto una mia canzone nel ultimo film ‘Il sol dell’avvenire’. Vederlo e sentirlo cantare ‘Sono solo parole’ è stata una delle grandi emozioni della mia vita”.
Cinquant’anni d’età, ma pure venticinque di carriera. I primi tre flash che le vengono in mente?
“La vittoria a Sanremo fra i Giovani con ‘Pensa’ nel 2007, quella fra i Big con Ermal e ‘Non mi avete fatto niente’ nel 2018, il primo concerto allo Stadio Olimpico, lo stesso anno”.
Non torna al Forum a mani vuote, ma con un inedito pubblicato proprio ieri, “Prima di domani”. Perché ha voluto condividerlo con Il Tre?
“Perché quando lo scorso anno ho conosciuto Guido (Senia, ndr) per duettarci ‘Pensa’ nella serata del Festival riservata alle collaborazioni ho sentito subito una forte empatia. Quella provata con Niccolò (Moriconi, meglio conosciuto come Ultimo, ndr), Ermal Meta e pochissimi altri. Avevo scritto questo testo in un mio momento buio, per parlare dei momenti bui di chi non ce la fa a reggere il peso della vita e decide di farla finita. Argomento, quindi, delicatissimo. Gliel’ho fatto ascoltare per avere un giudizio e lui in un attimo ci ha scritto sopra le sue barre. Talmente perfette che gli ho chiesto di registrarlo assieme. Sarà sul palco con me pure ad Assago”.