Si chiama Gian Maurizio Fercioni ed è un vero totem nel mondo del tatuaggio. Classe 1946, è stato un pioniere nell’arte dei tattoo. Ancora oggi, di diverte moltissimo in quella che è sempre stata la sua più grande passione. Il suo studio, il rinomano Queequeg, è un luogo unico, speciale, favoloso. Il sogno, realizzato, di Gian Maurizio Fercioni che sarà il super ospite di Milano Tattoo Convention 2025, evento in programma al Superstudio Maxi a Milano da oggi al 2 febbraio 2025)
Quando nasce la sua passione per il tatuaggio?
"Nasce insieme a quella per il disegno. Già quando frequentavo al liceo artistico tatuavo i miei compagni di scuola".
Nato a Brera, Accademia di Brera e l’apertura del suo studio nel 1974…
"Ero visto malissimo a quei tempi. La mia fortuna è stata quella di essere cresciuto a Brera, un luogo che mi ha concesso molto… Lo studio l’ho aperto nel 1974. Inizialmente, avevo clienti molto particolari. Da professionisti a delinquenti. Ho tatuato anche alcuni membri de La banda Vallanzasca. Poi, con il passare del tempo, la professione del tatuatore ha iniziato ad essere vista in maniera diversa, ad essere accettata più facilmente". Lei è stato molto anche all’estero…
"Sì. In Inghilterra e in Germania. Ho passato molto tempo ad Amburgo dove farsi tatuare era una pratica già sdoganata. Proprio ad Amburgo ho avuto la possibilità di conoscere Herbert Hoffmann che mi ha insegnato moltissimo. Sono stati momenti davvero significativi che mi hanno aiutato a crescere. Ho imparato moltissimo da quelle esperienze".
Qualche richiesta strana che le hanno fatti in tutti questi anni?
"Credo che mi abbiano chiesto di tutto. Da tatuaggi divertenti a pornografici. Ricordo un tatuaggio. Su un piede mi hanno fatto tatuare la scritta ‘Sono stanco’ e, sull’altro ‘Anch’io’… Davvero, di tutto, non c’è nulla che penso di non aver tatuato nel mio studio".
Lei è legato ad un genere in particolare?
"Sicuramente a quello marinaresco che, di fatto, è un po’ l’essenza stessa del tatuaggio. Parlo di velieri, balene, pesci, direi che sono molto legato a quel tipo di tatuaggi (il suo museo lo conferma. ndr)".
Hai mai avuto un piano B? Cosa avrebbe fatto se il suo sogno di fare il tatuatore non si fosse realizzato?
"Ho sempre disegnato e credo che sarei rimasto sempre in quell’’ambito. In realtà, è stato proprio così. Grazie ai tatuaggi, ho potuto fare molto altro, sempre nell’ambito della creatività artistica che è sempre stato il motore di tutto, come dimostrano anche gli studi che ho fatto, ovvero liceo artistico e Accademia di Brera".
Si diverte ancora a fare tatuaggi?
"Certamente, mi divertono le richieste più insolite. Ho sempre fatto tatuaggi e voglio continuare a farlo fino a quando sarò in grado di farlo".
Ora in moltissimi si fanno fare un tatuaggio. Che ne pensa? "Internet ha cambiato tutto. Ora sono moltissime le persone che si fanno tatuare. Dal mio punto di vista, noto che, più o meno, le richieste sono sempre molto simili tra loro. Credo dipenda dal fatto che ho tanti anni di tatuaggi alle spalle. Io sono convinto che, per essere un buon tatuatore, sia fondamentale saper disegnare bene. Io ho sempre disegnato. Ho collaborato con la Corno, editrice di fumetti, e fatto mille altre cose. Disegnare, disegnare e disegnare, questo cerco di far capire a chi vuole fare questo mestiere".