ANNA MANGIAROTTI
Cultura e Spettacoli

Filippo Pizzoni, Orticola e Milano: "I boschi in città salvano la salute"

Architetto e docente di Architettura del Paesaggio: "Vedo troppe erbacce e foglie secche sulle strade"

Architetto e docente di Architettura del Paesaggio: "Vedo troppe erbacce e foglie secche sulle strade"

Architetto e docente di Architettura del Paesaggio: "Vedo troppe erbacce e foglie secche sulle strade"

Pizzoni Filippo Alfredo Giuseppe Maria, milanese doc?

"A tre esponenti della mia famiglia, rispettivamente, Milano ha dedicato una via. Al nonno Giuseppe anche una targa, in piazza Cordusio. Al trisnonno generale garibaldino Giuseppe Dezza anche un monumento".

Trascurata, oggi, la piccola aiuola intorno.

"Allarghiamo oltre lo sguardo. La statua si trova di fronte a un’entrata dei Giardini pubblici di Porta Venezia".

E Landscape Architecture, architetto Pizzoni, lei insegna a studenti di tutto il mondo.

"Gli stranieri che frequentano il mio corso in inglese, al Politecnico, provengono infatti da Cina, Giappone, Azerbaijan, Iran, Libano, persino dagli Usa ... non dall’Inghilterra".

Presuntuosi, gli inglesi, monarchi del giardinaggio.

"Milano è comunque l’unica città italiana in dialogo con il resto d’Europa".

Modelli da seguire?

"I Paesi nordici, all’avanguardia nell’architettura della sanità: in Norvegia hanno fatto nascere ospedali nei boschi. La natura cura. Metti il green negli spazi urbani, e avrai straordinari effetti sul benessere psicofisico".

Deprimente, intanto, il “giardino” accanto alla Clinica Mangiagalli (dove le milanesi diventano mamme). Migliorerà?

"L’atteso Policlinico del futuro, nel ridefinire l’edilizia sanitaria proprio in quest’area, dovrebbe valorizzare il rapporto tra terapie mediche e aree verdi all’aperto, almeno a giudicare dai progetti".

L’unico Boscoincittà, al momento, si trova in via Novara.

"Bellissima esperienza, vissuta da persone appassionate, soprattutto volontari: oltre 10.000 in 50 anni, a coltivare 200 orti, tra boschi, prati, zone umide. Io la seguo nel Consiglio di Italia Nostra".

Primo esempio di “forestazione urbana”, apprezzato anche a livello internazionale.

"Anche, mi lasci aggiungere, per il costo ridotto della manutenzione: euro 0,34 al metro quadro, contro euro 7/8 nei parchi a gestione privata".

La cura del verde pubblico (18 milioni di metri quadri), al costo complessivo di 450 milioni di euro, per i prossimi 25 anni, torna a casa: affidata a MM. Approva?

"Rappresenta un miglioramento, certo. Se ne occuperà direttamente un’azienda comunale. Che però costruisce anche enormi impianti, gestisce imponenti servizi, e per dimensioni è idealmente lontana dal verde".

Che richiede adeguate competenze.

"Ecco, sulla competenza ci sarebbe ulteriormente da discutere. L’Amsa, che raccoglie rifiuti, non rimuove sufficientemente spesso le montagne di foglie secche: accumulandosi sui viali, diventano humus".

E le erbacce sulle strade?

"Smettere di considerarle terra di nessuno spetterebbe a tutti".

Vegetazione sporca o esangue in parchi e piazze è sotto gli occhi di tutti (anche nel web). Casi particolarmente deplorevoli?

"Ai margini del centro storico, tra gli absidi di S. Eustorgio e San Lorenzo maggiore, il Parco delle basiliche lasciato a se stesso, con il viale delle rose senza più rose. O l’irrigazione al Sempione, dove non ci sono piante da irrigare".

Compito dei cittadini?

"Acquisire maggiori conoscenze, così da non bocciare, per esempio, l’erba alta: lo “sfalcio ridotto” deciso dal Comune preserva la biodiversità".

Comune finalmente promosso?

"Dovrebbe semmai fare comunicazione mirata, non generici comunicati".

Da 160 anni la fa Orticola di Lombardia, di cui lei è vicepresidente dal 2015, da sempre impegnato proprio a divulgare la cultura del verde a un sempre più largo pubblico.

"Se la mostra mercato è diventata l’evento floreale più atteso dell’anno, i biglietti ci permettono di aumentare i fondi che destiniamo a favore del verde cittadino".

Nessuna anticipazione sul prossimo appuntamento?

"Sarà in linea con l’ideale ecologico che gli orticolini hanno incominciato a coltivare nel Risorgimento e, con tenacia, ancora perseguono nel terzo millennio".