
Metallica & Cornamuse. È un mix tanto brutale quanto di successo quello proposto dai Folkstone sovrapponendo suoni celtici ed...
Metallica & Cornamuse. È un mix tanto brutale quanto di successo quello proposto dai Folkstone sovrapponendo suoni celtici ed heavy metal come una foto sul suo negativo. Lo ricorda il sold-out dei tre concerti al Legend di Trezzo sul Naviglio dove la band bergamasca presenta da oggi a domenica la sua nuova fatica discografica “Natura morta”, prima tappa di un cammino che li vede impegnati pure a Morbegno il 24 maggio per Morborock e a Malpaga il 26 luglio sul palco di Malpaga Sounds. "Il materiale messo da parte in quattro anni di pausa ci hanno spinti a tornare con un doppio album", raccontano Lorenzo “Lore” Marchesi e Roberta “Roby” Rota, immagine e vessillo della formazione. "A legare tutto è un urlo romantico per far capire che c’è ancora passione nel mondo e nelle nostre canzoni".
Nel disco ci sono pure i Punkreas e i Modena City Ramblers, con relative affinità e divergenze. "Abbiamo cercato di non esagerare con la strumentazione folk, che però sono la nostra cifra e offrono alla musica quei colori che ci contraddistinguono. Un doppio album di sedici pezzi ci mette, orgogliosamente, fuori dai trend del momento. Ma noi raccontiamo una storia, seguendo una strada che ci porta dalla prima all’ultima canzone e non ci limitiamo a fare una raccolta di singoli".
Sulla copertina i Folkstone hanno voluto mettere stavolta uno scheletro punk, con la cresta fatta di pive. "Abbiamo pensato alla natura morta pittorica rivisitata in chiave moderna. E lo scheletro è un compagno di viaggio che ci accompagna dall’inizio della nostra storia. Dal vivo eseguiremo quasi tutto l’album, a cominciare dalla stessa ‘Natura morta’, senza tralasciare cose come ‘Alabastro’, ‘Scarpe rotte’ o ‘Lacrime di marmo’ ma anche diversi pezzi del passato, dando una valenza visiva al tutto pure con una mostra".
Potendo avere un ospite, "visto che l’ultimo brano del disco è una nostra cover de ‘L’ultima Thule’ se Francesco Guccini (omaggiato in passato pure con un rifacimento de ‘La collina’, ndr) ci avesse fatto il dono di una strofa cantata da lui sarebbe stato veramente un sogno. Per noi, infatti, il Maestrone è come uno zio da amare e da portare al nostro pubblico".
An. Spi.