DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Gaia De Laurentiis al San Babila: "In tv la vita è più facile, ma preferisco il teatro"

L'attrice in scena con “L’inquilina del piano di sopra”, commedia di Pierre Chesnot per la regia di Stefano Artissunch

Gaia De Laurentiis divenne celebre con “Target”AL SAN BABILA De Laurentiis in scena da stasera con Ugo Dighero

Milano,28 febbraio 2017 - «Ma quale Medicina, fai l’attrice che è meglio!». Battuta beckettiana. Eppure così fu accolta in famiglia l’idea di Gaia De Laurentiis di iscriversi in università. E forse il babbo artista aveva ragione. Visto che arrivarono presto la Scuola del Piccolo e il successone in televisione con Target: primo piano sparato e faccette buffe. Il capello corto e biondissimo, Anni Novanta. Da allora tv (su LA5 con “Mission Green”), fiction, quattro figli e parecchio teatro. E proprio a teatro la si ritrova da stasera al San Babila con “L’inquilina del piano di sopra”, commedia di Pierre Chesnot per la regia di Stefano Artissunch. Al suo fianco Ugo Dighero. Per dar vita a due solitudini che in maniera un po’ goffa cercano di scoprirsi.

Gaia, finisce bene?

«Sì, certo. È una commedia leggera, il meccanismo comico è legato alla strada che facciamo per stare insieme. Siamo due persone adulte, abituate a stare da sole, che non riescono più a comunicare».

Però lei ci prova in tutti i modi.

«Già, senza domandarmi lui cosa voglia. Il mio personaggio ha appena tentato il suicidio nel giorno del suo quarantesimo compleanno, ma in realtà ama la vita ed è solo molto teatrale nel suo richiedere attenzioni. L’età dei personaggi è uno degli aspetti che mi ha incuriosito».

Un amore adulto. Era giovanissima invece quando iniziò al Piccolo.

«Fu il primo triennio della Scuola, con Strehler, avevamo la divisa. Ho compiuto 18 anni sul palco del “Faust”. Era tosta ma la disciplina mi rassicurava. Vivevo cose incredibili credendo che fossero normali, sul palco della Scala o all’Opéra di Parigi».

Non fu normale nemmeno il successo in tv.

«Target esplose in due mesi. Così giovane rischi di pensare che tutto sia facile: il Piccolo, Strehler, Parigi, i soldi. Però mantenni i piedi ben piantati per terra. La tv mi divertiva ma c’era come qualcosa di stonato».

Che cosa?

«Era tutto sopra le righe. E poi io avevo la passione del teatro. Mollai tutto, forse con poca lungimiranza ma ne guadagnai in umanità. Target ad esempio era una trasmissione ultramoderna, tecnologica, che poi era l’idea che veniva associata al mio viso, l’opposto di come deve essere un attore. Dovevo riappropriarmi di un po’ di calore».

Rimpianti?

«Nessuno. Ricordo che ero ancora in accademia quando mi offrirono un importante ruolo in una fiction. Ne parlai a mio padre spiegandogli che poteva essere una grande occasione ma lui rispose che le occasioni della vita succedono solo ai mediocri. Dovevo finire di studiare e poi costruirmi le mie opportunità. Era quello che avevo bisogno di sentirmi dire».