ANDREA SPINELLI
ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Giangilberto Monti: Italiani? santi, poeti e....piazzisti

“Paese di piazzisti”, è l’ultima fatica del cantautore milanese, cresciuto all’ombra di Dario Fo e del regista televisivo Vito Molinari

Giangilberto Monti

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Milano, 4 febbraio 2021 -  «…È solo un brutto film, con la pubblicità” mastica amaro Giangilberto Monti gettando uno sguardo disincantato su tempi in cui fatica sempre più a riconoscersi. Accade nel nuovo singolo “Paese di piazzisti”, scritto dal cantautore milanese con l’urgenza che in oltre quarant’anni di palcoscenico l’ha portato a pubblicare 17 album in bilico “tra canti ribelli e vite da chansonnier”, come ricordava il sottotitolo dell’ultima fatica in studio “Maledetti francesi”. «Lo scorso anno, lavorando ad un album antologico, è tornato fuori il cantautore» spiega il musicista milanese, 68 anni, cresciuto all’ombra di Dario Fo e del regista televisivo Vito Molinari. «Così ho voluto dare una mia visione delle cose e della società in cui viviamo, pur senza dar vita ad un manifesto violento, aggressivo, ultimativo». “Paese di piazzisti” non getta uno sguardo esaltante sul presente. «Ad un certo punto uno non ce la fa più e prova ad esprimere coi propri mezzi quel che pensa. Diciamo che coltivo forti dubbi, ma ho anche grandi speranze». Una “summa” del suo stato d’animo attuale, dunque. "Credo in un paese molto migliore della politica che lo rappresenta. Quello italiano è un popolo strano, perché ha bisogno di ricevere dei grandi colpi in testa per tirare fuori il meglio del suo carattere. Siamo in una situazione di totale atarassia dove subiamo tutto quel che accade, quindi il ‘piazzismo’ negli ultimi quarant’anni è diventato un modo di vivere. A volte accendi il televisore, ascolti le notizie, e pensi: non è possibile. Eppure, è così".  E cos’è che ancora ci salva? "Ci salvano la poesia, la cultura, il sogno. Avendo un grande avvenire dietro le spalle, ci salva il bisogno di pensare per i nostri figli ad un futuro grandioso”. L’album? "Uscirà a fine marzo ed è un viaggio all’interno la mia ‘variegata’ carriera. A metà maggio dovrei essere al Teatro Verdi di Milano per presentarlo con una settimana di repliche. All’inizio avrebbe dovuto intitolarsi ‘Dieci pezzi facili’, ma lo trovavo un po’ troppo pop e così ho cercato qualcosa di più vicino a quello che sarà anche lo spirito spettacolo. Diciamo quindi che nel titolo ho messo la parola ‘tempi’". Proprio convinto di tornare in teatro a maggio? “Lo spero. Il Covid mi ha bloccato alla vigilia del debutto, sempre al Verdi, dello spettacolo con Roberto Mercadini su Boris Vian ‘Il principe delle notti di Saint-Germain-Des-Près’. Così il direttore mi ha proposto di presentare lì questo nuovo album avvertendomi però che per motivi di sicurezza invece di 200 spettatori ne avrò solo 70… gli ho risposto che avrei accettato anche se fossero stati in 10".