
Giovanni Allevi
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Giovanni Allevi riparte da Milano con il tour “Estasi“. Entusiasmo ed energia, istinto ed empatia, uno dei più grandi compositori e direttori d’orchestra di fama internazionale ha conquistato anche i giovani per aver rotto gli schemi tradizionali accademici, intraprendendo la strada del cambiamento della Musica Classica Contemporanea. Laureato con lode in Filosofia e con due diplomi a pieni voti al Conservatorio in Pianoforte e Composizione, quando scrive, cerca di afferrare l’essenza della musica. Ha calcato i palchi più importanti al mondo, dalla Carnegie Hall di New York al Teatro alla Scala di Milano. Oltre al tour partito dal Dal Verme è uscito il suo ultimo libro “Le regole del pianoforte”, un manuale di consigli per vivere meglio. Finalmente presenta il nuovo album “Estasi” con un tour in Italia... "Quando sono entrato sul palco ho iniziato a saltare di gioia, per la sorpresa di vedere all’improvviso così tanto pubblico attorno al mio pianoforte". Milano, città amata in modo particolare. Emozioni? "Una grande responsabilità. I nuovi brani di Estasi sono difficili da suonare, soprattutto da un punto di vista interpretativo. L’emozione non ha compromesso l’esecuzione dei passaggi più intensi. Gli spettatori hanno saputo accompagnare le mie note con un’energia travolgente". In questi giorni è in pre-order un suo nuovo brano che uscirà per San Valentino, com’è nato? "”I need your love” è un brano malinconico, dalla tessitura minimale ed ipnotica, che affianca ad una dolce melodia dei tumultuosi crescendo di intensità. Voglio raccontare la nostalgia, la tensione, il senso di incompletezza che ci coglie tutti al pensiero della persona amata". Il suo ultimo libro “Le regole del pianoforte” edito da Solferino pare un manuale di consigli per conoscersi meglio... "È un libro assurdo che mi ha coinvolto in una ricerca interiore estenuante. Dopo trent’anni di concerti ho voluto mettere nero su bianco su cosa sia davvero importante per il pianoforte. Il risultato di questo viaggio interiore è uno specchio in cui possiamo riscoprire noi stessi e il nostro lato rivoluzionario controcorrente". Pensa che per scrivere bisogna essere tormentati? "Assolutamente si. Se non si è tormentati, se non si fa esperienza del buio dell’anima e della fragilità, non si ha nulla di significativo da dire". Nonostante il successo a livello internazionale, il suo stato d’animo appare semplice e irrequieto. .. "Le persone mi fermano per strada per dirmi che il mio sorriso è contagioso e che dalle mie parole si percepisce quanto ami profondamente la vita. Rispondo scherzando che in realtà sono tendente alla depressione, ma è vero, la vita è un dono straordinario che va celebrato ogni secondo". A 28 anni da Ascoli Piceno si è trasferito a Milano per lavoro. Com’è andata? "Ho passato i primi anni chiuso in un monolocale, a rileggere i grandi classici della Filosofia, senza vedere nessuno, uscendo solo per fare il cameriere. Ero rintanato per progettare la mia rivoluzione". Il successo è una sorta di rivincita? "Quando 14 anni fa il mondo culturale si schierò contro di me, convinto che io fossi soltanto un fenomeno effimero destinato a scomparire, desiderai dimostrare il contrario, con la perseveranza, la passione, la follia musicale, senza cedere mai alla tentazione di usare una sola parola di denigrazione verso i miei oppositori. La storia mi ha dato ragione".