ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Giovanni Nuti: "Canto Milva e Alda Merini, le mie due dive e quelle poesie in musica"

Il compositore toscano racconta il suo legame con la Pantera di Goro e la poetessa milanese

Giovanni Nuti e Alda Merini

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Milano - "Vedi? Sono come San Francesco’ diceva la Merini a proposito della sua casa piena di animali” ricorda Giovanni Nuti raccontando la lunga frequentazione con la poetessa milanese. "Alda amava in particolar modo i canarini e a volte, durante le nostre telefonate, voleva che avvicinassi lo smartphone alla gabbietta per parlare con i miei Beniamino (Gigli) e Farinelli; gli sussurrava parole dolci e loro rispondevano cinguettando". Piccoli ricordi virati tenerezza che diventano, però, tasselli irrinunciabili della narrazione che lunedì prossimo lega sul palco del Franco Parenti “E io tra di loro - Giovanni Nuti in concerto, tra Alda Merini e Milva”, lo spettacolo con cui il compositore toscano trapiantato a Milano racconta il legame con la “piccola ape furibonda” e la “pantera di Goro”. Ma Milva verrà ricordata, al Parenti, pure martedì, con una serata voluta dalla figlia Martina Corgnati impreziosita dalla presenza di Pino Strabioli e dalle performance di Nuti.

Giovanni, cosa c’è dietro la parafrasi di Aznavour scelta per titolo di questa serata organizzata col patrocinio dell’Associazione Alda Merini?

"Lo spettacolo non è un omaggio, ma un tornare sul palco assieme. Oltre alla mia, infatti, sul palco ci saranno le loro voci".

Cosa univa Alda a Milva?

"Con una battuta, potrei dire: il caratteraccio. Erano due personalità molto forti, che amavano punzecchiarsi e prendersi in giro per lo spasso dei presenti. Il vero collante, però, è stata la musica che ho scritto per le liriche di Alda e la voce di Milva".

Parliamo di queste forti personalità.

"Se Milva era una diva, Alda lo era anche di più. Due primedonne attratte da una stima reciproca. Ricordo ancora Alda piangere, in studio, ascoltando la Rossa cantare ai suoi versi".

"Capitano, io non vorrei sparare / Ma voglio essere libero per potere amare" cantava Milva in “Potemkin”. In questo momento è difficile per uno spettacolo così prescindere dalla cruda attualtà?

"Il momento non è facile. E rimanere allineati al dolore penso acuisca solo la sofferenza, quindi trovare forme di leggerezza sia quanto mai necessario. Questo senza tralasciare momenti di riflessione anche in quella direzione come ‘Potemkin’ di Yuri Camisasca, che racconta una Odessa del 1905 molto simile a quella del 2022, o la mia ‘Tirate i sassi alla luna’, scritta ai tempi della Guerra del Golfo, ma ancora attuale. Purtroppo".

Cos’ha in agenda oltre a questo spettacolo?

"C’è la ripresa del ‘Poema della Croce’, lo spettacolo che prima della pandemia avevo affrontato con Carla Fracci nel ruolo di Maria, lo stesso riservato originariamente dalla Merini a se stessa. Sto pure lavorando ad un nuovo album di canzoni concepite su poesie, inedite e no, di Alda".