CHIARA ARCESI
Cultura e Spettacoli

I miei supereroi capaci di gentilezza. Ecco le fiabe per i maschi del futuro

Francesca Cavallo, autrice di “Storie della buonanotte per bimbe ribelli“, ribalta il concetto del Principe azzurro

Francesca Cavallo, scrittrice imprenditrice drammaturga e regista teatrale da sempre impegnata nel promuovere parità di genere

Francesca Cavallo, scrittrice imprenditrice drammaturga e regista teatrale da sempre impegnata nel promuovere parità di genere

Batman, Superman, il Principe Azzurro sul cavallo bianco. Basta. Le icone della super-maschilità eroica dell’ultimo secolo vengono sostituite da personaggi fiabeschi con le loro fragilità ed eroici per i gesti di cura e gentilezza. Sono le fiabe di Francesca Cavallo, un mezzo di educazione maschile al rispetto della donna nel suo ultimo libro “Storie spaziali per maschi del futuro”.

Come questo libro è arrivato nella sua vita e come è nato l’interesse per la maschilità? "Molto a lungo sono stata incapace di accogliere le richieste frequenti del pubblico di scrivere un libro dedicato ai maschi, dopo l’uscita del mio “Storie della buonanotte per bambine ribelli”. I libri di scuola sono pieni di personaggi maschili, le vie delle città portano il loro nome…basta maschi! Questa domanda mi è rimasta impigliata addosso, così sono partita da un esame di coscienza, da un atteggiamento di onestà radicale. Pensando alle bambine, ritengo non siano meno ambiziose dei maschi, non siano meno portate alla leadership, forse siamo noi a creare una cultura della subalternità e poi la chiamiamo “natura”? Ho provato a pensare ai maschi, li vedo naturalmente meno empatici, più aggressivi. Ho iniziato un lungo periodo di studio dell’identità maschile dal punto di vista antropologico, sociologico, psicologico. Scoprendo che, mentre il passaggio da ragazza a donna è sancito dall’arrivo naturale e incontrovertibile del ciclo mestruale, per l’uomo questo momento non c’è. In alcune culture è sancito da un test - l’uccisione di un animale feroce - in luoghi anche in Italia ad alta densità di criminalità organizzata il passaggio è sancito da un’azione violenta a dimostrazione che quel ragazzo è pronto per essere “uomo“ davanti alla comunità. L’esistenza del test mostra che, a differenza delle donne, gli uomini sono invitati a dimostrare la propria maschilità dinanzi a un gruppo, a sentire che un gesto sbagliato può privarli del loro status".

I personaggi maschili sono quasi sempre privi di umanità interiore. "Pensi al papà di Biancaneve: si sposa con una donna cattiva che lo separa da sua figlia, ma cosa prova? Niente! Abbiamo tanti elementi per ricostruire come si sentono i personaggi femminili, per quelli maschili no. Gli unici di cui conosciamo la vita interiore sono la Bestia in “La bella e la bestia” e Quasimodo ne “Il gobbo di Notre dame”. Due personaggi osceni, che devono stare lontani dalla vista".

E i supereroi hanno tutti una doppia vita. Quasi a voler mostrare solo la parte performante del sé, nascondendo fragilità, insicurezza, incertezza. "Le fiabe mostrano che qualsiasi cosa renda l’uomo vulnerabile mina la sua maschilità. L’aspettativa di stare come il Principe azzurro sul cavallo bianco è inumana. Allora, piuttosto che cadere da quel cavallo bianco, davanti a noi stessi e ai nostri amici, se non si ha altro, la violenza diventa una strada".

Come cambiare mentalità? "Il mio libro è un invito per i maschi all’esplorazione del sé e non alla conquista del mondo, come era invece per le bambine. Alle femmine è stata sempre data più libertà di esplorazione interna e meno del mondo, ai maschi il contrario. Il punto è insegnargli a prendersi cura gli uni degli altri, non salvando l’altro da un rogo sull’Harley Davidson ma raccontando come gesto eroico quello di cambiare le pezze sulla fronte dell’altro per far passare la febbre. Ho dato valore ai gesti piccoli, morbidi che in genere tra i maschi sono stigmatizzati. Pensare che tutti gli uomini siano potenziali omicidi è folle. Abbiamo la responsabilità di chiederci cosa in un individuo attiva la reazione violenta e interrogarci sul fatto che la cultura offerta rende più facile l’accesso alla violenza".