ELVIRA CARELLA
Cultura e Spettacoli

Iacchetti, vita di coppia a Striscia: "Ezio? Mi fa ridere la sua faccia..."

Dal successo di “Tootsie“ alla tv con Greggio: "Il mio mito? Mia madre, ho una sua foto sempre con me"

Enzo Iacchetti (72 anni) reduce dal successo di “Tootsie” al teatro Manzoni

Enzo Iacchetti (72 anni) reduce dal successo di “Tootsie” al teatro Manzoni

In “Tootsie” (in scena fino a ieri al teatro Manzoni) Enzo Iacchetti era lo scrittore Jeff, che mette in guardia Michael (Paolo Conticini), dalla difficoltà nel mantenere il successo ottenuto in qualità di “attrice”. Ma il “popolo di Striscia” lo ha appena rivisto dietro al bancone più famoso d’Italia.

Enzo Iacchetti, cosa vuol dire essere uno dei conduttori di Striscia la notizia? "Ha un’importanza straordinaria. Alcuni mi dicono: “La vedo tutte le sere a Striscia!” Ed io: “Non c’ero ieri sera!” Ormai si sa che sono presente lì 2 mesi l’anno. E da 31 anni la gente si è focalizzata sul fatto che Ezio ed io, in qualche modo, torniamo e non ci dimenticano. Appena Antonio Ricci mi chiama, sono pronto".

Perché Striscia è un programma tanto seguito? "Si adatta all’attualità. Dispone di inviati, che si occupano di un argomento, di una zona dell’Italia, che si sente un po’ tutta coinvolta. Molte volte i cittadini si rivolgono a noi, anziché alle forze dell’ordine. Le nuove piattaforme di streaming sono uno zoccolo duro, ma chi vuole vedere Striscia, la guarda. E con Greggio e Iacchetti la segue sempre volentieri".

Siete una bella coppia unica. "Io sono un teatrante ed Ezio ha tanti impegni. Non so se sia un miracolo: dal primo giorno, con un accordo tacito e grande rispetto, abbiamo diviso i compiti, senza prevaricare. Ci prendiamo in giro, anche in puntata, a causa della rivalità per le squadre del cuore. E ben vengano anche le sconfitte e le vittorie di uno o dell’altro nel calcio…".

Iacchetti e il teatro. "Lì si umanizza il rapporto con il pubblico. Nel mio caso, avverto il fiato di chi mi vede a Striscia. E dopo lo spettacolo, sento dire: “Che bravo Iacchetti! Sa pure cantare… Ma quanti anni ha? In tv sembra più vecchio…”. Tali affermazioni mi conferiscono la vita".

In “Tootsie” c’è lo scambio di identità per cercare lavoro... "Nel musical diventa materia per ridere e per riflettere. Nei primi anni ‘80 facevo provini a Rete 4, cambiando ogni giorno identità, finché non se ne accorsero. Credo che con l’acqua alla gola, anche travestirsi da donna è lecito. Ho sempre appoggiato qualsiasi tipo di libertà sessuale. L’importante è essere retti. Oggigiorno, poi, per i giovani è più difficile farsi strada e rimanere sulla cresta dell’onda".

Il mondo femminile? "Parlo più con le donne, che con gli uomini. Fin dal teatro dell’arte, quando le donne non potevano recitare, gli uomini ne assumevano le sembianze. Anch’io l’ho fatto. Come diceva Faletti: “Ne ho conosciute tante, ma ne ho amate poche”. Sono stati gli anni più belli della mia vita. Nel cuore, poi, porto mia madre, il mito in assoluto. La “metto in scena” tutte le sere con una sua foto. Solo io so dov’è e lei mi vede. Come fai a non amare una donna che capiva l’amore provato per questo mestiere… Entrambi abbiamo avuto ragione".

Cosa la fa ridere di Conticini e Greggio? "Di Greggio, la faccia. Lo guardo negli occhi e capisco le sue intenzioni. Paolo, invece, è un bell’uomo. A volte parlo e le donne guardano lui. Ciò mi fa un po’ arrabbiare. Con la pancera, i collant, il mutandone, il rossetto, che non copre la barba, mi fa ridere. Non c’entra niente con le donne!".

Se non fosse un attore? "Avrei voluto essere un direttore d’orchestra, come Muti, e leggere uno spartito, come si legge un giornale. Ero un enfant prodige autodidatta e sono un “old” prodige, con il talento di un bambino, che non ha potuto studiare".

Com’era da piccolo? "Timido. Il papà mi metteva in un angolo. “Passo a prenderti…”, diceva. Lo aspettavo anche a lungo, senza muovermi. Mi fidavo di lui. Scrivevo e non parlavo quasi mai. Ho cominciato a farlo sul palco, una terapia per me".

Un aneddoto su Milano. "E’ stata la meta primaria da ragazzo. Vi ho conosciuto e frequentato i miei maestri. Dal ’79 all’85 sono stato al Derby Club, dove ho imparato tutto guardandoli, senza imitarli. La città mi ha sempre protetto".

Problema sicurezza? "I tram, la metro, e non solo, sono un problema a tarda ora. D’altra parte Milano è diventata mittelmondiale. Necessitano tolleranza e sicurezza, non violenza. L’uomo non è nato per farsi la guerra".