ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Il grunge diventa un classico per pianoforte. Paterlini “sfida“ Cobain e la Seattle anni 90

Difficilmente 9 anni fa Fabrizio Paterlini (nella foto) avrebbe potuto immaginare che quell’accenno ai Nirvana messo per affinità sonora...

Difficilmente 9 anni fa Fabrizio Paterlini (nella foto) avrebbe potuto immaginare che quell’accenno ai Nirvana messo per affinità sonora...

Difficilmente 9 anni fa Fabrizio Paterlini (nella foto) avrebbe potuto immaginare che quell’accenno ai Nirvana messo per affinità sonora...

Difficilmente 9 anni fa Fabrizio Paterlini (nella foto) avrebbe potuto immaginare che quell’accenno ai Nirvana messo per affinità sonora all’interno di un suo brano sul palco dell’International House of Music di Mosca l’avrebbe portato a pubblicare un album totalmente votato al grunge quale “Attitude”. "Sono nato, però, negli anni 70 e, anche se poi ho studiato musica classica, le mie radici affondano nella cultura rock-grunge dei Novanta" racconta il pianista mantovano a proposito della sfida di chiudere Kurt Cobain in un’aula di conservatorio. "L’idea di incidere un album di questo tipo m’è venuta davanti alla reazione di tanti miei coetanei che, durante i concerti, riconoscono le citazioni e manifestavano calorosamente il loro apprezzamento". Anche se in Russia lo sconfinamento nel sacro repertorio dei Nirvana è stato quasi accidentale. "‘Heart-Shaped Box’ ha una struttura armonica molto simile a quella di un mio pezzo del 2010, ‘Fragments Found’, così mi è venuto agevole riunirli in un medley", racconta. "Da allora ho continuato a sperimentare, trasformando, ad esempio, ‘Black hole sun’ dei Soundgarden in una costante delle mie esibizioni, visto che la fusione con altri brani di quel tipo riesce particolarmente bene". “Black hole sun” trova posto pure in “Attitude”, mentre “Heart-Shaped Box” cede il passo in scaletta a un altro cavallo di battaglia di Cobain & Co. “All Apologies”. Nel disco ci sono pure i Pearl Jam di “Nothingman”, gli Alice in Chains di “Nutshell”, i Marlene Kuntz di “Lieve” e i Verdena di “Angie”. Ma probabilmente a sorprendere veramente è la presenza di Elisa con “Labyrinth”. "Quando nel ’97 uscì il suo album di debutto ‘Pipes & flowers’ rimasi folgorato da tanto talento e capacità vocali", ammette Paterlini. "Ovviamente io ripropongo quel brano in chiave diversissima da come l’esegue Elisa, anche se la magia del ritornello penso rimanga intatta". Intanto all’orizzonte per Paterlini si profila già una nuova sfida. "Mi sono preso un anno sabbatico dai concerti per unire le mie energie creative con quelle di un violinista e un violoncellista per un progetto nuovo nell’ambito della musica neoclassica anche se caratterizzato da un significativo apporto elettronico" dice. Anche se l’artista più venerato del suo pantheon non viene da Seattle né dal mondo della modern classical. "Se devo fare un nome, dico Roger Waters, perché amo alla follia il suono dei Pink Floyd".

Andrea Spinelli