FEDERICA PACELLA
Cultura e Spettacoli

Il (mio) Mondo Futurista: "Abbiamo perso capolavori per un tozzo di pane..."

Bruno Guerri racconta il movimento in 50 opere al Castello di Desenzano "Rispetto all’esposizione di Roma aiuta meglio a comprendere cosa è stato".

Bruno Guerri racconta il movimento in 50 opere al Castello di Desenzano "Rispetto all’esposizione di Roma aiuta meglio a comprendere cosa è stato".

Bruno Guerri racconta il movimento in 50 opere al Castello di Desenzano "Rispetto all’esposizione di Roma aiuta meglio a comprendere cosa è stato".

Raccontare il movimento futurista non solo nel suo aspetto di rinnovamento estetico, ma come la vera ‘rivoluzione d’intenti’ estetici e formali. Questo l’obiettivo di ‘Mondo Futurista’, mostra che si compone di 50 opere provenienti da collezioni pubbliche e private, che sarà inaugurata al Castello di Desenzano del Garda il 4 maggio, alla presenza anche del ministro della Cultura, Alessandro Giuli.

Curata dallo storico e presidente del Vittoriale degli Italiani Giordano Bruno Guerri e dallo storico dell’arte e Direttore di MV Arte Matteo Vanzan.

Giordano Bruno Guerri, da cosa nasce l’idea di questa mostra sul futurismo?

"Nasce dall’idea di raccontare questo movimento, su cui c’è stato il grande equivoco del collegamento con il fascismo. Per questo, nel Secondo Dopo Guerra grandi capolavori vennero acquistati per un tozzo di pane, soprattutto da collezionisti stranierei: abbiamo perduto quelle opere, ma le abbiamo distribuite nel mondo. In realtà, il Manifesto del Futurismo di Marinetti è datato 1909, ed il movimento si è sviluppato nel decennio successivo, ben prima del fascismo. È stato l’ultimo grande contributo culturale dell’Italia al mondo dopo il Barocco, forse anche più grande del Barocco, che ha cambiato completamente la concezione dell’arte, ha previsto il futuro, lo ha interpretato col rischiamo alla velocità, alle macchine, al dinamismo. Tutto questo si è realizzato, per cui dobbiamo conoscerlo ed omaggiarlo".

Che legame c’è stato tra Gabriele d’Annunzio ed i futuristi?

"Il rapporto tra d’Annunzio e Marinetti è iniziato molto male. Marinetti definiva d’Annunzio ‘la Montecarlo di tutte le letterature’; il Vate lo insultò in stile futuristico, definendolo ‘cretino fosforescente’. Poi la guerra li avvicinò. In comune avevano la passione per l’11 febbraio. Per Marinetti, era la data del Manifesto; per d’Annunzio, l’11 febbraio del 1907 era stata la più straordinaria notte d’amore con la contessa Mancini, di cui purtroppo non ci ha lasciato i dettagli. Da allora, si incontravano tutti gli anni, l’11 febbraio, tanto che Marinetti fu l’ultimo uomo famoso a vedere d’Annunzio l’11 febbraio 1938. In quell’occasione, gli portò una rarissima opera, un ‘doppio comando’ di un bimotore Caproni, con la dedica ‘Noi siamo i motori della nuova Italia’, che sarà in mostra a Desenzano, insieme ad un capolavoro decisamente più prezioso, ovvero una delle copie delle Forme uniche della continuità nello spazio di Boccioni, che ha davvero rinnovato la scultura per i secoli a venire".

A Roma sta per chiudersi la grande mostra sul Futurismo, che era iniziata tra le polemiche dell’avvicendamento tra i ministri Sangiuliano e Giuli. Polemiche in vista anche per Desenzano?

"Quella di Roma era stata trasformata in un problema politico. Qui l’amministrazione comunale ha voluto fortemente questa esposizione senza problemi anche da parte dell’opposizione. La nostra mostra ha meno opere, ma aiuta meglio a comprendere cosa è stato il movimento futurista".

Il futurismo, diceva, è l’ultimo grande contributo culturale dell’Italia al mondo. Vede spiragli nel panorama presente o siamo destinati a guardare sempre al passato?

"Credo che siamo un grande popolo che non è stato ancora capace di formare un grande Stato, perché per secoli siamo stati divisi e continuiamo a tendere alla divisione. Tuttavia abbiamo energie culturali perché abbiamo assorbito nel nostro Dna la bellezza. Oggi non diamo un contributo in ambito di letteratura, di musica, anche di arte, ma il design italiano, che è comunque una forma d’arte, è celebrato in tutto il mondo".