Un gioiello di San Nazaro, una delle più antiche basiliche milanesi, ma a notarlo erano solo i turisti. Tra questi, una storica dell’arte in gita da Bruxelles, vent’anni fa, resta sbalordita nel riconoscere un capolavoro rinascimentale realizzato nella sua città: “Il Retablo dei Magi“. Ben nove (non i soliti tre), tutti diversi per pose, acconciature, costumi, elegantissimi. Scolpiti in legno a tutto tondo.
Dentro una grande scena dedicata all’Epifania, ambientata in una fantastica soprannaturale architettura di chiesa gotica, con porzioni di paesaggio e personaggi naturalissimi: una vecchietta, gli astronomi che scrutano la stella, persino il “caganer“ (superfluo tradurre) tipico nelle opere d’arte nordiche. Questa, purtroppo, risulta ricoperta da una spessa vernice bruna, e malritoccata da interventi che hanno nascosto la varietà dei colori. L’accorta turista, con incarichi presso l’Irpa di Bruxelles (Institut Royal du Patrimoine Artistique), si muove dunque per riportarla lassù, dove operano i maggiori esperti di restauri lignei, affinché le restituiscano l’aspetto originario. Così, in tutta la sua raffinata policromia, doratura e sofisticate decorazioni, il Retablo è in mostra, da oggi al 2 febbraio 2025, al Museo Diocesano, attore del gruppo di lavoro impegnato nell’iniziativa. Transiterà poi entro il progetto “Restituzioni“ (sostenuto da Banca Intesa). Per ritornare infine dove, eccezionalmente, si trova fin dal 1510: nell’oratorio di santa Caterina, addossato alla basilica di San Nazaro, quale pala d’altare della cappella allora voluta dal milanese Protasio Bonsignori da Busto Arsizio. È lui, ricco commerciante di vetro e metalli con l’area germanica, ad acquistarlo o commissionarlo al famoso atelier dei Borman di Bruxelles. È lui il personaggio ritratto nelle vetrate, da lui stesso fatte arrivare da Norimberga, alle quali oggi possiamo alzare lo sguardo nella cappella, per fare la sua conoscenza: "Proprio bello, vestito alla moda tedesca", ce lo segnala il professore Carlo Cairati. Mentre monsignor Giuseppe Scotti ci invita a ritrovare, in lui, "la Milano che investiva molto per raccontare la fede".
Anna Mangiarotti