TOMMASO PAPA
Cultura e Spettacoli

Il Rinascimento di Palazzo Ducale. Nuove stanze coi tesori dei Gonzaga

Presentati e aperti al pubblico gli otto nuovi ambienti che ospiteranno i capolavori dei signori di Mantova

Il Rinascimento di Palazzo Ducale. Nuove stanze coi tesori dei Gonzaga

Presentati e aperti al pubblico gli otto nuovi ambienti che ospiteranno i capolavori dei signori di Mantova

Palazzo Ducale apre una nuova ala in omaggio al secolo d’oro dei Gonzaga, il Rinascimento. Una sequenza di otto stanze al piano terra del Castello di San Giorgio è stata ridisegnata per ospitare una parte delle preziose (seppur saccheggiate nei secoli o svendute dai proprietari) collezioni di opere dei signori di Mantova. Erano sparpagliate per la città o finite altrove ma, grazie a un accordo tra lo Stato, titolare del Ducale, e il Comune, sono state riunite e valorizzate. Alcune, poi, sono state acquisite e vengono esposte per la prima volta in pubblico.

Il nuovo allestimento ne contiene 70, un campione significativo dell’arte cresciuta all’ombra del potente casato lombardo tra il quindicesimo e sedicesimo secolo. Ad accoglierlo sono le stanze dove si trovava l’appartamento di Francesco II Gonzaga che viveva al piano terra mentre la moglie, Beatrice d’Este, occupava un alloggio ancora più sontuoso al piano di sopra. Ancora più su si trova la celeberrima Camera degli Sposi, affrescata da Andrea Mantegna tra il 1465 e il 1474.

Come ha spiegato il direttore di Palazzo Ducale Stefano L’Occaso, il nuovo percorso, che è aperto da ieri al pubblico sarà un po’ il fiore all’occhiello dell’anno che sta per chiudersi al Ducale, una stagione di grande attivismo riassunta in due cifre: 5 milioni di investimenti per restauri, risistemazioni e acquisti di nuovi pezzi e un totale di mille opere allestite.

Il percorso rinascimentale si apre, nella prima stanza, con una riambientazione della ‘Cacciata dei Bonacolsi’ di Domenico Morone, un capolavoro dipinto per esaltare la casata mantovana, che aveva sfidato e vinto il potere dei Bonacolsi. L’opera, spogliata della cornice ottocentesca che ne ricopriva significativi dettagli, fa da emozionante biglietto da visita della collezione, che prosegue con altri dipinti o arazzi di grandi dimensioni nella cosiddetta sala della museruola per un affresco che appunto fa capolino su una parete. Un successivo ambiente è dedicato a Donatello a Mantova: ospita in particolare una scultura in marmo di soggetto religioso (il Sangue di Cristo) emerso dai depositi del Ducale: per la sua fattura è attribuibile a Donatello o a uno dei suoi allievi più vicini. Accanto all’opera che conduce in Pianura padana lo scultore padre del Rinascimento fiorentino, ce ne sono molte altre di celebri artisti quattro-cinquecenteschi: Luca Fancelli, Pier Jacopo Alari Bonacolsi detto l’Antico, Francesco Bonsignori, il Maestro di San Vincenzo Martire (probabilmente il mantovano Andrea Fancelli). Il percorso tra pittura e scultura si conclude con opere di Gian Francesco Tura e altri artisti che subiranno l’influenza di nuovi protagonisti come Correggio. In parallelo, nel panorama culturale mantovano, dominato per decenni da Andrea Mantegna, arriverà un nuovo genio, Giulio Romano, a portare a termine la stagione del grande Rinascimento gonzaghesco.