
La scrittrice è in Italia per presentare il suo ultimo libro, la prima tappa è oggi a Como "Racconto il pellegrinaggio del 2023, sulle orme di mio padre e del mio passato nipponico" .
Amélie Nothomb, charme sempre più eccentrico, ritorna in Italia per presentare “L’impossibile ritorno” (come sempre edito da Voland).
Perché nel tour sono escluse Milano o altre grandi città?
"La prima tappa infatti è oggi alla Libreria Ubik di Como, alle 18, a dialogare con Gaia Manzini. Il giorno dopo, Sanremo e Imperia. Mi fido ciecamente della mia editrice Daniela Di Sora, le sono molto legata. Di sicuro, il suo obiettivo è incontrare sempre più lettori che vivono in provincia".
Considerate le tappe nell’Italia riconosciuta “sublime” (come l’Amazzonia), il tour è anche turistico?
"Non ci crederà, ma ogni mio tour è pieno di cose diverse. Ogni volta visito posti nuovi. E ritrovo amici: ormai con i miei lettori ho un rapporto forte e consolidato, c’è chi viene a sentirmi da venticinque anni, li riconosco, mi raccontano le loro storie, mi aggiornano. E ritrovo luoghi per me familiari, per cui provo nostalgia, ma che so di rivedere prima o poi".
L’appuntamento sanremese sarà al Teatro dell’Opera del Casinò. Dove al recente Festival ha trionfato Olly con “Balorda nostalgia”. Sentimento che ispira pure il libro che andrà a presentare...
"È la mia malattia incurabile la nostalgia. Dunque devo resisterle".
E ci ha provato in Giappone, il suo Paese preferito al mondo, la sua Terra Sacra?
"Sì, nel libro racconto il mio pellegrinaggio del 2023, sulle orme di mio padre e del mio passato nipponico: ritornare là, nel Paese dove avevo cercato di stabilirmi per sempre, ma da cui ero scappata, eppure restandone perdutamente innamorata; cercare di ritornare senza essere ossessionata da quello che vi avevo vissuto".
Un tempo da Parigi a Osaka ci volevano undici ore, adesso tredici ore e trenta minuti. Si passa da sud: Turchia, Kazakistan, Cina... L’aereo non può più sorvolare la Russia, causa la guerra in Ucraina. Il suo giudizio a riguardo?
"Ogni mio pensiero su questa guerra, come su qualsiasi guerra, non può essere che di condanna e di totale dissenso. Desidero solo che finisca il prima possibile".
A riportarla in Giappone è l’amica Pep Beni, fotografa che forse non esiste. Insieme non potete che comportarvi da “galliche incivili”?
"Agli occhi dei giapponesi tutti possono apparire invadenti o addirittura incivili".
Certamente fotografica è la lucentezza delle descrizioni. Irresistibile invito, per i lettori, a visitare i templi di Kyoto. Così sublimi da far piangere?
"La bellezza del Kiyomizudera, ricordo, devastava mio padre. Con lui cinquantenne (morto 83enne nel 2020 ndr) ero andata a rivederlo, era il suo tempio preferito. Nel 2023, io cinquantenne ho la sua stessa espressione mentre lo ammiro".
In tre date - 1972, 1989, 2023 - dice di trovarsi a Kyoto, città cambiata pochissimo. Come ci sono riusciti?
"Certamente l’attaccamento dei giapponesi alla tradizione ha fatto sì che preservassero il bello presente nella città. Salvata persino dall’americano Segretario alla Guerra, che ci aveva passato la luna di miele, e fece in modo di sganciare le prime bombe atomiche altrove".
Lasciare a 5 anni il Giappone, dove dice di essere vissuta appena nata, e comunque nella prima infanzia, con il padre diplomatico, fu un trauma soprattutto per dover andare nella Cina di Mao? Davvero l’inferno? Oggi come la definirebbe?
"Non è semplice definire un Paese così sfaccettato e pieno di contraddizioni come la Cina, con il suo miliardo e mezzo di abitanti. Di sicuro, dov’è presente tanta diversità - in termini di lingue, culture, tradizione - non può che esserci un terreno fertile per le idee e per l’innovazione".
Seconda meta del “ritorno”, Tokyo. Cosa ci aveva vissuto?
"Tra i 21 e 23 anni, la prima relazione amorosa importante, la prima esperienza professionale. Con il giovane fidanzato passeggiavo per Shirogane Koen, mangiavo okonomiyaki in piedi per la strada. Poi, al porto, a guardare le gru portuali, belle di notte. Non mi pare di ricordare che pensassi ad altro. Lavorando tutto il giorno, quei pochi momenti di evasione mi sembravano il paradiso".
Ovvio, solo 11 giorni rendono impossibile il suo “ritorno” in Giappone. Ma sono colmi di avventure gastronomiche.
"Mangiare è una delle mie più grandi passioni. Anche per questo amo tanto l’Italia, e non rinuncio mai al mio tour qui: prima e dopo le presentazioni sono certa che mangerò da dio!".