Impossibile non conoscerlo, ascoltarlo. Per la Società del Quartetto di Milano presso la Sala Verdi del Conservatorio martedì alle 20.30 si terrà l’attesissimo recital pianistico di Daniil Trifonov. In programma due opere caikovskijane di raro ascolto in Italia: la monumentale Sonata in do diesis minore op. 80 e le musiche da “La bella addormentata nel bosco“ insieme a una selezione di Valzer di Chopin. Inoltre la “Sonata per pianoforte op. 26 in mi bemolle minore“ di Samuel Barber.
Se la Sonata in do diesis minore è tale a tutti gli effetti, la suite da “La bella addormentata nel bosco“, che chiude il concerto, è postuma in senso lato: mentre il balletto andò in scena nel 1890, l’ arrangiamento pianistico di Pletnëv è recente. Composta nel 1865 per un saggio di composizione al Conservatorio, la Sonata rimase nel cassetto fino al 1900, quando, dopo la morte di Cajkovskij, venne inserita in catalogo dopo la Grande Sonata op. 37. Stilisticamente incerta, ma piena di personalità e fascino, fin dalle primissime battute regala uno spaccato dell’abilità retorica del giovane autore, la cui tavolozza spazia dagli accenti drammatici del primo tema del primo movimento, stemperati poi nella dolcezza beata del secondo tema al tono energico e volitivo dell’Allegro finale, che ci lascia quasi impreparati di fronte al cambio di orizzonte estetico del blocco seguente.
Trifonov nasce a Mosca nel 1991, inizia a suonare il pianoforte a 5 anni; a 9 entra all’Accademia di Gnesin di Mosca e studia con Tatiana Zelikman, già insegnante di di Volodin e Kobrin. A 17 si classifica 5º al Concorso Skrjabin di Mosca, poi vince la III edizione del Concorso di San Marino. Nel maggio 2011 vince il Concorso pianistico internazionale Rubinstein di Tel Aviv (dove riceve anche il premio per la migliore esecuzione di un brano di Chopin,); un mese dopo vince il Concorso internazionale Cajkovskij di Mosca.; si è perfezionato con Babajan, Uomo geniale e riservato, Trifonov è sposato con una collega, hanno un bambino e vivono negli Stati Uniti. Di lui hanno scritto: "Senza dubbio il pianista più sbalorditivo della nostra epoca" (The Times), con un tocco che "possiede il tratto della tenerezza, ma anche l’elemento demoniaco" (Martha Argerich).
Grazia Lissi