In mostra Futurismo e Graffitismo: "L’arte ribelle che sfida la società"

L’esposizione, fino al 23 marzo alla Fabbrica del Vapore, stabilisce l’inedito confronto fra le due correnti. Comune l’interesse per il dinamismo, ma soprattutto la volontà di rompere i canoni e di uscire dai musei.

In mostra Futurismo e Graffitismo: "L’arte ribelle che sfida la società"

L’esposizione, fino al 23 marzo alla Fabbrica del Vapore, stabilisce l’inedito confronto fra le due correnti. Comune l’interesse per il dinamismo, ma soprattutto la volontà di rompere i canoni e di uscire dai musei.

Un confronto inedito tra due movimenti artistici in apparenza lontani fra loro, ma capaci di svelare sorprendenti punti di contatto: il Futurismo italiano e il Graffitismo americano, le due correnti di inizio e fine ‘900, dialogano nella mostra Visions in motion, da oggi al 23 marzo alla Fabbrica del Vapore di Milano. Una galleria di 150 opere realizzate da 39 artisti, di cui 23 writers e 16 futuristi, dove si evidenzia un’insospettabile continuità fra i due movimenti. Non solo nella comune ossessione per il dinamismo e nell’utilizzo del colore come strumento di rottura, ma anche nello spirito ribelle, nella volontà di rompere con i canoni del passato, oltrepassando i tradizionali spazi dell’arte.

L’esposizione, inedita in Italia, è prodotta da Navigare srl e curata dal critico d’arte americano Carlo McCormick. "Se il Futurismo ha aspirato a distruggere il passato per far spazio a una nuova estetica della modernità − commenta il curatore − il Graffitismo ha ribaltato l’idea stessa di arte, portandola fuori dalle gallerie per renderla accessibile e visibile a tutti, nelle strade, sui vagoni della metropolitana, sui muri delle periferie". E allora il Movin di Lin “Quik“ Felton può stare di fronte ai Sobborghi di Leonardo Dudreville, Le Mans di Keith Haring può stare vicino all’Automobile in corsa di Umberto Boccioni, Futurist daze di Chris “Daze“ Ellis si può accostare a Il motociclista − solido in velocità di Fortunato Depero. "Non è una mostra cronologica − spiega Maria Fratelli, direttrice della Fabbrica del Vapore − perché è costruita su accostamenti e confronti. È un progetto di ricerca non di poco conto".

La mostra si snoda in cinque sezioni: dinamismo, colore, città, ribellione ed eco, più l’area documentale Ephemeras. Agli artisti già citati si aggiungono − fra gli altri − Balla, Sironi e Dottori per i futuristi, Basquiat, Futura 2000 e Sonic Bad per i writers. Si segnala inoltre la presenza di Visions in motion, opera inedita di John “Crash“ Matos realizzata appositamente per quest’esposizione. E poi i capolavori di due donne, la futurista Adriana Bisi Fabbri e la writer Lady Pink, capaci di emergere in un campo dominato dagli uomini, a inizio come a fine ’900. Un valore aggiunto per una mostra che ha già di per sé un grande significato. Accostando e celebrando due mondi che hanno saputo sfidare le convenzioni accademiche e i canoni sociali. Trasformando l’arte in un potente strumento di provocazione e ribellione.

Thomas Fox