Jeremias Fliedl all’Auditorium di Milano, diretto da Emmanuel Tjeknavorian, domenica alle 16. Con un programma, spiega il direttore musicale dell’Orchestra sinfonica di Milano Tjeknavorian, che accosta "il Concerto per violoncello di Schumann alla Decima Sinfonia di Šostakovic. Con l’arte di Jeremias Fliedl, sarà un affascinante viaggio emotivo". Austriaco, classe 1999, Fliedl è stato l’ultimo studente d Heinrich Schiff a Vienna; suona l’"ex Gendron, Lord Speyer", un violoncello costruito da Antonio Stradivari nel 1693, che gli è stato prestato.
Maestro Fliedl, cosa significa per lei suonare a Milano? "È la prima volta e sono felicissimo: questa città è meravigliosa! E Tjeknavorian è uno dei musicisti più profondi e completi che conosca. Mi riempie di gratitudine poter vivere insieme capolavori come il Concerto di Schumann".
Qual è il suo rapporto con questo autore? "Mi accompagna fin dall’infanzia, i “Cinque pezzi in tono popolare“ furono la prima opera per violoncello che imparai. Il Concerto apre un mondo emotivo straziante e amorevole che non ha eguali nel repertorio per violoncello".
E con gli autori romantici? "È la mia epoca preferita: i compositori ci permettono di guardare nelle loro anime".
Con il violoncello? "Ne sono stato magicamente attratto perché è versatile, indipendentemente dall’intonazione, radiosa e alta come un soprano o ricca e profonda come un basso-baritono. I 12 violoncellisti della Filarmonica di Berlino sono stati la mia ispirazione: avevo sei anni e non mi pento!"
La critica e il pubblico l’osannano. "Non cerco di “convincere“, ma invito tutti a fare un viaggio e spero di innescare un processo emotivo. Se ci riesco, sono contento per primo."
Grazia Lissi