Artista non addomesticabile. Nel ramificato orizzonte teatrale, Ulderico Pesce rimane autore inquieto, senza etichette. Impegnato in una costante indagine fra le pagine scure della società italiana. Uno spirito libero (e libertario) da Rivello, provincia di Potenza. Divenuto col tempo un paladino del teatro civile, grazie a una lunga serie di monologhi sull’amianto, il mercato dei rifiuti, le lotte operaie e quelle anarchiche. Quasi il corrispettivo scenico di Report. Fra rigore, denuncia, emozione. Fa sempre piacere ritrovarlo nelle stagioni.
E questa volta è il Menotti che lo accoglie per un doppio appuntamento in bilico fra cronaca e politica. Due titoli, prodotti dal suo Centro Mediterraneo delle Arti. Si inizia martedì con "Moro: i 55 giorni che cambiarono l’Italia", lavoro scritto con il giudice Ferdinando Imposimato, che all’epoca fu incaricato di seguire le indagini sulla strage di via Fani e sul sequestro del presidente Dc.
Tema chiaramente inflazionato. Ma affrontato con la consueta onestà intellettuale. Facendo emergere le responsabilità dello Stato e dei protagonisti politici di quegli anni. Replica anche mercoledì 13. Per poi passare a "I sandali di Elisa Claps". Una prima milanese. Con Ulderico Pesce affiancato in scena dalla fisarmonica di Pierangelo Camodeca. Un racconto che torna alle vicende della sedicenne uccisa il 12 settembre 1993 da Danilo Restivo, nel sottotetto della chiesa della Trinità di Potenza. Con il corpo della ragazza che rimase nascosto per 17 anni, grazie alla complicità di alcuni esponenti locali. Cronaca nerissima. In scena fino a domenica.
Diego Vincenti